Foto di Alessandro Spolaore

Ogni piccola pietra, anche quella apparentemente più insignificante, incontrata nel mio viaggio in Egitto mi ha suscitato un’ammirazione sconfinata per questo ingegnoso popolo e una grande emozione per la longevità delle loro costruzioni.

Ma di sicuro il sito che più lascia indiscutibilmente a bocca aperta, è Abu Simbel.

Abu Simbel si trova nel governatorato di Assuan, nell’Egitto meridionale, sulla riva occidentale del Lago Nasser, a circa 280 km a sud di Assuan.
Il complesso archeologico di Abu Simbel è composto da due enormi templi in roccia ricavati dal fianco della montagna dal faraone Ramses II nel XIII secolo a.C., eretti per intimidire i vicini Nubiani e per commemorare la vittoria nella Battaglia di Kadesh.

Il sito archeologico fu scoperto, quasi completamente ricoperto di sabbia, nel 1817 dall’archeologo italiano Giovanni Battista Belzoni e nel 1979 è stato riconosciuto come patrimonio mondiale dell’Umanità dall’UNESCO.

Il faraone Ramses II fece erigere molti monumenti ma il grande tempio di Abu Simbel è sicuramente il più imponente ed il più bello.

Sulla facciata, alta 33 metri e larga 38, spiccano le quattro statue di Ramses II, alte 20 metri, in ognuna il faraone indossa le corone dell’Alto e del Basso Egitto, il copricapo chiamato “Nemes” che gli scende sulle spalle ed ha il cobra sulla fronte.

Ai lati delle statue colossali ve ne sono altre più piccole, la madre e la moglie Nefertari, mentre tra le gambe ci sono le statue di alcuni dei suoi figli, riconoscibili dai riccioli al lato del capo.

Oltrepassando l’entrata del tempio si giunge  alla grande sala dei pilastri, otto dei quali raffigurano il faraone con sembianze di Osiride, con statue alte 11 metri.

Le pareti della sala sono completamente ricoperte di scene che rappresentano le vittorie e le imprese più valorose di Ramses, il quale aveva sicuramente un ego pari alla dimensione delle statue che lo rappresentano.

Della sala più piccola del tempio, detta dei nobili, si giunge al Sancta sanctorum, contenente quattro statue sedute che guardano verso l’entrata, che da destra a sinistra sono:

Ra-Harakhti (il falco con il disco solare);
Ramses stesso deificato;
Amon-Ra (dio del sole e padre degli dei);
Ptah (dio dell’arte e dell’artigianato).

Qui, grazie all’orientamento originario del tempio, due volte all’anno il primo raggio del sole si focalizzava sul volto della statua del faraone: il 21 febbraio, il giorno della sua nascita, ed il 21 ottobre, giorno della sua incoronazione.

Dopo lo spostamento del tempio questo fenomeno si verifica il 22 febbraio e il 22 ottobre.

Negli altri giorni dell’anno il sole illumina anche le altre divinità ad esclusione del dio Seth considerato dio delle tenebre.

A nord del tempio maggiore, a un centinaio di metri, si trova il tempio scavato nella roccia, dedicato ad Hathor e a Nefertari moglie di Ramses.

La facciata, larga 28 metri ed alta 12 metri è ornata da sei statue alte 10 metri, tre ad ogni lato della porta di ingresso.

Le statue raffigurano quattro volte Ramses e due Nefertari.

È l’unico tempio egizio dedicato ad una regina, lo stesso Ramses lo ha fatto scrivere in una incisione nei rilievi della facciata.

Un’altra particolarità del sito archeologico di Abu Simbel è che non si trova dove originariamente lo fece edificare Ramses II, ma fu spostato con una gigantesca opera di ingegneria perchè rischiò di essere sommerso dalla formazione del Lago Nasser, a seguito della costruzione della diga di Assuan.

Quest’anno, 2009, si è celebrato il 50° anniversario dello spostamento, che, grazie all’UNESCO ha coinvolto 113 paesi tra cui l’Italia.

Tra le varie proposte venne scelta la soluzione che prevedeva di tagliare, numerare e smontare blocco per blocco l’intera parte scolpita della collina sulla quale erano stati eretti i templi e successivamente ricostruire i monumenti in una nuova posizione 65 metri più in alto e 300 metri più indietro rispetto al bacino venutosi a creare.

I lavori durarono dal 1964 e il 1968 con l’impiego di oltre duemila uomini, guidati da un gruppo di esperti cavatori di marmo italiani provenienti da Vagli Sotto (LU), e uno sforzo tecnologico senza precedenti nella storia dell’archeologia.

Nel ricostruire i templi fu mantenuto l’originale orientamento rispetto agli astri ed al sole, in modo da mantenere (seppur con lo sfalsamento di un giorno) l’entrata di un raggio di sole nella camera centrale del tempio maggiore.

Altri monumenti di minore rilevanza, e di minori dimensioni, anch’essi minacciati dal livello delle acque vennero smontati e donati a vari musei tra cui anche il Museo egizio di Torino.

Se si visita l’Egitto antico e le sue opere, non si può prescindere da un’approfondita visita ai templi di Abu Simbel, nel caso tu abbia programmato un viaggio in Egitto o una Crociera sul Nilo assicurati che questa escursione sia prevista nell’itinerario.

Spesso il sito si raggiunge mediante un viaggio con volo interno, e può risultare leggermente costoso, ma non te ne pentirai assolutamente.

Per informazioni supplementari:

=> AnticoEgitto – Abu Simbel 1

=> AnticoEgitto – Abu Simbel 2

=> Abu Simbel Expo

Articolo di
Alessia Scarparo