Foto di Joel Abroad

Paese che vai, birra che trovi.

Per gli appassionati di questa bevanda ogni viaggio può essere un viaggio alla scoperta delle tantissime diverse varietà (tranne, naturalmente, i paesi in cui è proibito consumare alcolici, nei quali è fortemente sconsigliato bere birra pena l’arresto!).

Serguimi e ti porterò a fare un breve giro del mondo in 5 birre, o poco più, e a scoprire come una bevanda universale, in quanto creata dalla fermentazione dei cereali, che si trovano ovunque, si sia legata alla tradizioni locali e ai prodotti agricoli della zona.

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GERMANIA

La Germania è il primo paese che può venire in mente quando si pensa alla birra e in effetti chiunque faccia ritorno da un viaggio in questo territorio è a ragione entusiasta della birra tedesca: essa è buona, perchè fresca, leggera, non amara e facile da bere.

Solitamente ha un contenuto alcolico inferiore a quello delle birre che si trovano nei nostri supermercati e un gusto molto più leggero.

La differenza è dovuta soprattutto al fatto che la birra fresca, appena uscita dalla fabbrica ha un gusto completamente diverso e in ogni caso le birre locali sono le migliori.

Se hai intenzione di recarti in Germania e provare una birra non fissarti su una marca particolare ma assaggia quelle locali: ogni città ha almeno un birrificio e anche se il nome della birra è sconosciuto, solitamente il gusto è ottimo.

In Germania si troverà una dort a Dortmund, una kölsch a Colonia, una düssel a Düsseldorf, una munchner o una weissbier a Monaco, e così via.

La regione con il massimo numero di fabbriche di birre è la Baviera; le sue birre caratteristiche sono le chiare, ottima la Augustiner, difficilmente trovabile in Italia, le weiss, birre di frumento, e le märzen, bock e doppelbock, tradizionali e dal gusto deciso.

Se in Baviera la tradizione della birra è legata ai monasteri, al nord è legata al commercio della Lega Anseatica, soprattutto perchè la birra era per i marinai l’unica fonte di vitamine che gli permetteva di mantenere lontano lo scorbuto durante i lunghi viaggi.

Nel nord della Germania si producono birre di media gradazione, sui 12 gradi saccarometrici (non alcolici), chiare, di bassa fermentazione, oppure di alta fermentazione, o ancora arometiche, come le alt, rosse, amare e di media gradazione, tipiche della Renania.

Nella Westfalia le birre tipiche sono state sostituite dalle pils, più amare e più leggere, del tipo che viene esportato più frequentemente, non a caso la DAB di Dortmund è il birrificio che produce più tipi di birra in Germania.

Se dovessi consigliarti una birra, sceglierei la Weiss, perchè è tipica tedesca e gustata sul posto ha tutto un’altro sapore, oppure la birra affumicata, un prodotto poco alcolico e dal gusto deciso ma gradevole, che può piacere anche a chi non è appassionato di birra.

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OLANDA E BELGIO

Le birre che provengono dai Paesi Bassi sono note per la loro ottima qualità.

Le birre tipiche di questa regione sono le birre a fermentazione spontanea.

La più pregiata di esse è la lambic, chiara, che viene fatta fermentare nella botte per circa due anni.

Se vi si aggiungono ciliege si ottiene la krieken lambic, deliziosa soprattutto se accompagnata dalle tipiche tartine al formaggio bianco di Bruxelles.

Inoltre, la lambic può essere imbottigliata con del mosto fresco, per riattivare la fermentazione, e si ottiene lagueuze, che è la birra a fermentazione spontanea più diffusa, in diverse varietà, tutte particolarmente aromatiche.

Un altro prodotto tipico della zona è il met, una birra prodotta con il miele già da prima che in europa esistesse lo zucchero.

La sua qualità dipende soprattutto dalla quantità e dalla qualità del miele utilizzato.

Anche in Olanda e Belgio esistono alcuni monasteri che producono la propria birra: la più nota è la birra dei Trappisti, un ordine che si è distaccato dal più noto ordine dei Cistercensi nel 1892.

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CECOSLOVACCHIA

Lo so, lo so, la Cecoslovacchia come stato non esiste più da tanto tempo, però dal punto di vista della produzione di birre si può dire che essa possa essere considerata ancora come un’unica nazione.

In questo territorio fu creata nel 1839, da Josef Groll, un birraio bavarese chiamato a Pilsen (Plzeň) per migliorare la qualità della birra locale, la birra denominata, per l’appunto pilsener.

E’ la tipologia di birra più nota e più diffusa in tutto il mondo.

La pilsener creata al mastro Grolle era di fermentazione bassa, gradazione media, con impasto intenso, luppolo sostenuto, fermentazione fredda e lenta, con i migliori orzi della Boemia ed i luppoli dello Žatec.

Il risultato non fu quello atteso (il mastro birraio intendeva riprodurre esattamente le birre bavaresi che conosceva perfettamente) ma ottenne un risultato così folgorante che ben presto tutti i birrai cercarono di imitarla.

E’ perciò ora in moltissimi paesi del mondo vengono prodotte le birre di tipo pils o pilsener, e molte di esse sono di grande prestigio.

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SUDAFRICA

Anche se i paesi che consumano e bevono più birra sono Stati Uniti e Australia, essi non sono particolarmente interessanti per la qualità della birra, in quanto in genere producono solamente pils o lager, che per quanto pregevoli, non raggiungono la varietà di tipologie di birra create in Europa.

Interessante è invece il Sudafrica che, alle grandi aziende produttrici di birra gestite da europei, e che producono quindi varietà a noi già note, si affiancano le birre prodotte dagli indigeni.

Queste birre vengono prodotte nelle loro capanne, in giare di terracotta.

Alcune tribù sotterrano questi contenitori per tenerli più freschi e ne attingono bevendo la birra con una lunga cannuccia.

Tra le birre artigianali locali la più famosa è la bantu, prodotta con il miglio.

Un’altro tipo di birra di questa regione è la busaa, fatta con mais lasciato a macerare per cinque giorni, per cui si ha un’acidificazione da parte di batteri lattici.

L’impasto viene poi essiccato all’aria, sminuzzato e impastato nuovamente con acqua e miscelato di miglio macinato.

La successiva fermentazione dura 3 o 4 giorni.

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GIAPPONE

Il giappone non è tradizonalmente terra di birre, o per lo meno come le conosciamo noi.

La birra tradizionale giapponese è ottenuta dalla fermentazione del riso e si chiama sakè.

Il riso non germogliato non ha sufficienti enzimi per la saccarificazione, perciò viene prima trattato con una muffa contenente una lipoproteina in grado di fermentare fino a raggiungere gradazioni alcoliche piuttosto elevate.

La fermentazione che trasforma il mosto in birra dura 7 giorni, come per molte altre birre.

Se l’idea di ingerire una muffa ti disgusta, ti rivelerò una cosa che ridimensionerà questa tua opinione.

Prima che fosse scoperta questa muffa, il riso veniva masticato, insieme ad altri ingredienti, sputato, e fatto fermentare, poi mangiato come porridge.

Non molto invitante, messo in questi termini.

Il sakè generalmente ha 14 gradi alcolici.

Al giorno d’oggi le pils hanno conquistato e appiattito anche il mercato giapponese, ed il sakè viene ancora prodotto in quantità limitata.

E’ stato da dopo la seconda guerra mondiale che le fabbriche di sakè sono state ridimensionate, poichè in quel periodo il governo pose un freno all’uso del riso per la birra, poichè la maggior parte del riso doveva essere usato per l’alimentazione.

E’ da quel periodo che si inizio ad aggiungere al sakè un po’ di alcool per migliorare la resa, e l’abitudine è stata conservata sino ad oggi, ma a risentirne fu naturalmente la resa.

In questi ultimi anni, paradossalemnte, è cresciuto il consumo del sakè nel resto del mondo, ma calato drasticamente in Giappone, dove le fabbriche sono quasi dimezzate negli ultimi dieci anni.

Ci vediamo su:

=> Viva la Germania

A presto, un abbraccio.

Articolo di
Elena Baldi