Roscon de Reyes

Roscon de Reyes – Foto di brunosan

Il Natale è una festività cristiana che celebra la nascita di Gesu’, che da tempo ha assunto anche un significato laico, legato allo scambio di regali, alla famiglia e a figure amate dai bambini come quella di Babbo Natale.

Questa festività ha così continuato a rappresentare un giorno di festa anche per i non cristiani, assumendo significati diversi da quello religioso.

Ma come è vissuta questa giornata in due paesi cattolici come la Spagna e la Polonia?

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Spagna

Un tempo la chiamavano “la cattolicissima Spagna” ed effettivamente in questo paese pare che l’aspetto sacro e quello profano del Natale si mantengono ancora separati.

Tutto ha inizio il giorno dell’Immacolata, l’8 dicembre, quando le famiglie si ritrovano per costruire insieme il presepe: non c’è casa, città e perfino strada, in cui non se ne prepari uno.

Il 22 dicembre il profano inizia a farsi vedere con l’estrazione della lotteria natalizia, trasmessa al mattino presto in diretta tv da tutte le emittenti del Paese.

Numerosissimi sono i biglietti venduti e grande è l’attesa.

Il primo numero a essere tirato a sorte viene detto ‘el gordo’, cioè grasso, perché è quello che rappresenta la vincita più alta.
È questa una tradizione centenaria (risale al 1700) e i numeri vengono scelti dagli alunni del collegio di San Ildefonso a Madrid.

La sera della vigilia, chiamata la Nochebuena, ci si riunisce a casa dei nonni per cenare tutti insieme e  per cantare i caratteristici canti di Natale spagnoli.

Il 25 dicembre si festeggia, la Navidad di Gesù, partecipando alla Messa del Gallo, che, come da tradizione, fu il primo con il suo chicchirichì ad annunciare la nascita del Salvatore.

Le pietanze che caratterizzano il pranzo di Natale spagnolo, sono l’Escudella y Carn d’olla, una zuppa di verdura e carne e il tacchino preparato al forno e accompagnato con della frutta glassata.

I dolci tipici sono, invece, il torrone e i polvorones, dei biscotti preparati con limone, cocco e caffè.

Il Natale è il giorno in cui, inoltre, il Re di Spagna in diretta tv legge alla nazione il suo messaggio di auguri.

Barcellona e in tutta la Catalogna (dove per fare gli auguri dovrai dire Bon Nadal) è molto sentita la festa de Los Santos

Innocentes, il 28 dicembre, durante il quale è lecito prendersi in giro e farsi degli scherzi.

Ma il giorno della festa per eccellenza, soprattutto per i giovani, è il 31 dicembre, più comunemente conosciuto come la “Nochevieja”, ultimo giorno dell’anno.

Nonostante l’origine pagana dei festeggiamenti, numerosi sono i riti propiziatori che caratterizzano questa sera.

Doveroso è, infatti, per assicurarsi fortuna e salute nell’anno nuovo, allo scoccare della mezzanotte, mangiare dodici acini d’uva, le famosissime “Uvas de la Suerte”.

La legenda narra che ai primi del 900′, a causa di un’abbondante produzione di uva, i viticultori, nel tentativo di disfarsi dell’eccedenza, diffusero l’idea che consumare questo frutto sarebbe stato di buono auspicio per l’avvenire.

E così i madrileni aspettano la mezzanotte nella piazza del Sole, dove le campane batteranno 12 rintocchi e contemporaneamente mangeranno 12 acini d’uva: ognuno porterà fortuna per uno dei mesi dell’anno che sta per iniziare.

Le festività natalizie in Spagna si concludono con l’arrivo dei Re Magi il 6 gennaio, giorno in cui i bambini ricevono finalmente i tanto attesi regali.

Il 5 e il 6 gennaio si festeggia l’arrivo de Los Reyes magos: la sera prima dell’Epifaia molti carri allegorici sfilano per le strade delle città distribuendo caramelle ai bambini, mentre a Barcellona si può assistere alla cavalcata dei re, che parte dal mare e arriva al parco della cittadella.

Ma questo è un giorno di festa soprattutto per i bambini: secondo la tradizione sono proprio i Re Magi a portare i doni lasciandoli nelle pantofole dei piu’ piccoli riempite di biada (per i cammelli!) e tutti insieme si mangia il roscòn, un dolce tipico a forma di ciambellone, accompagnato da buona cioccolata calda.

Al suo interno vengono nascosti uno o due regalini (una moneta, una figurina) e una fava; la tradizione vuole che chi trova quest’ultima paga il dolce.

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Polonia

Altro paese dalla forte tradizione cattolica è la Polonia tanto che in nessuna casa, neppure all’epoca del regime, quando la professione religiosa era proibita, mancava la rappresentazione della natività.

Particolare la tradizione del presepe polacco che è a due piani: nel primo é rappresentata la Natività, in quello inferiore le scene degli eroi nazionali.

Molto celebri i presepi di Cracovia, esposti anche a Roma; altissimi, ornatissimi e simili a cattedrali.

Le decorazioni natalizie polacche si basano generalmente su oggetti fatti in casa e spesso l’albero si presenta decorato con noci, piccoli frutti, cioccolatini per rimanere, talvolta, decorato fino alla festa di Santa Maria delle candele che si tiene il 2 febbraio.

Ma i festeggiamenti in Polonia sono ricchi di tradizione e riti che coinvolgono tutta la famiglia: i festeggiamenti del Natale cominciano la sera della vigilia, quando i bambini si affacciano alla finestra per vedere il tramonto e solo quando avvisteranno la prima stella in cielo, sarà giunta l’ora di mettersi a tavola.

In tavola sotto la tovaglia si colloca un sottile strato di paglia per ricordare che Gesù è nato in una mangiatoia.

I bambini giocano spesso con le pagliuzze e chi trova quella più lunga sarà colui che vivrà ancora per molto.

A tavola si mangia l’opplatek, pane azzimo le cui fette sono tagliate secondo le immagini di Maria, Giuseppe e Gesù: ognuno ne prende un pezzetto, accompagnando il pranzo composto da ben 12 pietanze (come gli apostoli).

Opplatek

Opplatek

La tradizione del Natale polacco si concentra su dolci e piatti particolari di carattere vegetariano (a confermare il carattere religioso di questa giornata): zuppe con crauti e funghi, cavolfiore con piselli, polpettine di pane.

A tavola, inoltre, ci sono sempre due o tre posti liberi nel caso Gesù Bambino, la Madonna o San Giuseppe abbiano voglia di unirsi alla famiglia.

Quando poi è ora di andare a letto, è il momento del rito per le ragazze nubili che la notte di Natale mettono un pettine sotto al cuscino: colui che in sogno la pettinerà sarà il suo sposo nella vita reale.

La mattina del 25, poi, si va insieme a Messa dove si cantano i Kolenda, splendidi canti natalizi originari del Barocco.

Durante la celebrazione in onore di Santo Stefano, il 26, invece, una volta i contadini usavano portare l’avena in chiesa e lanciarla contro il prete per la benedizione.

E’ questo il giorno in cui si usa andare a trovare i parenti e gli amici e il pranzo di Natale si arricchisce di carne, in particolare selvaggina.

Articolo di
Bianca Ferracani