Tempio di Possagno – Foto di Carlo Felice

Antonio Canova è il più grande scultore neoclassico del mondo e le sue famosissime opere sono esposte e custodite gelosamente in moltissimi musei di tutto il mondo, tra i quali ricordo il Luovre, l’Hermitage di San Pietroburgo, il Victoria e Albert Museum di Londra, la Galleria Palatina di Firenze, i Musei Capitolini, la Galleria Borghese… la lista è ancora lunga ma mi devo limitare a citare i più noti.

Se si vuole tuttavia avere un riferimento imprescindibile dell’opera completa dello scultore, non c’è luogo migliore del suo paese natale: Possagno, in provincia di Treviso.

In questo piccolo paesino della marca trevigiana si trova infatti la casa natale del grande scultore, adibita ora a museo ed accanto alla quale si erge la maonumentale gipsoteca, ovvero la raccolta di quasi tutti i modelli originali in gesso delle sue sculture e di alcuni bozzetti in terracotta.

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Antonio Canova nacque a Possagno, a circa 80 km da Venezia, nel 1757; a soli quattro anni rimase orfano del padre: la madre si risposò poco dopo e si trasferì nel paese di Crespano, poco distante, dove nacque il fratello di Canova, Giovanni Battista Sartori Canova.

Antonio Canova, tuttavià, non si trasferì insieme alla madre, ma rimase a vivere a Possagno, insieme al nonno Pasino Canova, tagliapietre e scultore locale di discreta fama, che fu il primo maestro del Canova.

Sin da piccolo, Canova dimostra un talento incredibile per la scultura: si racconta che all’età di circa sette anni, in occasione di una cena di nobili veneziani, creò un leone di burro con tale bravura che tutti ne rimasero meravigliati ed il padrone di casa, Giovanni Failier, lo volle avviare allo studio e alla formazione professionale.

Antonio Canova lavorò prima ad Asolo, uno splendido paese a pochi chilometri da Possagno, poi a Venezia ed infine a Roma, ma rimase sempre molto legato alle sue origini possagnotte, tanto da regalare alla città un maestoso tempio degno di una capitale.

Infatti, il paese stesso è dominato dall’imponente tempio canoviano, opera che l’artista volle fortemente per rendere omaggio alla sua terra, alla quale era molto legato.

Il tempio di Possagno fu progettato da Antonio Canova, e disegnato da Pietro Bosio, con suggerimenti dell’architetto Antonio Selva.

Canova pose la prima pietra l’11 Luglio 1819.

La struttura si innalza su un’altura che sovrasta il piccolo centro ed è collegato direttamente alla casa natale dello stesso Canova da una strada piuttosto ripida.

Il tempio, ideato dallo scultore come chiesa parrocchiale di Possagno, racchiude nella sua veduta esterna tre stili molto diversi tra loro, ma che si uniscono in un insieme armonioso ed elegante: lo stile greco del colonnato, lo stile romano ispirato al Pantheon nel corpo centrale, e l’arte cristiana nell’abside e nell’altare maggiore.

Dal colonnato, sovrastato da un frontone recante la scritta “Deo opt max uni ac trino” (Tempio dedicato a Dio ottimo e massimo, uno e trino), si scende attraverso tre gradinate di diversa pendenza e ci si trova su una sorta di piazza, anch’essa in pendenza, formata da un acciottolato di pietre bianche e nere, accostate a formare disegni geometrici di grandi dimensioni.

Si accede all’interno attraverso una piccola porticina resa invisibile dalla vernice, tanto che non è facile trovarla se non si conosce il luogo, che si trova sotto l’imponente portico.

L’interno è vastissimo ed il soffitto a cassettoni in legno denota un ulteriore cambiamento di stile.

Qui si trova la tomba in cui riposa il corpo dello scultore.

Per suo volere il cuore è stato conservato a Roma e la mano a Venezia, finchè l’accademia d’arte in cui si trovava non ha cambiato sede, e, sempre per volere di Canova, è stata trasferita nel tempio di Possagno.

Non preoccuparti, la teca in cui è conservata ha due livelli di trasparenza e permette di vedere la “reliquia” solo se si vuole, e non in modo chiaro.

Ai piedi della collina su cui si trova il tempio si trova, come già annunciato, il complesso costituito dalla casa natale dell’artista e dalla gipsoteca.

La casa natale è ora adibita a Museo e contiene molti modelli in gesso e in terracotta delle opere dello scultore, oltre a documenti, attrezzi del mestiere e altre opere dello scultore.

Non tutti sanno che Canova era anche un ottimo pittore ed è possibile ammirare i suoi quadri in questo museo.

Egli amava la danza e avrebbe voluto danzare, ma, frenato dalla sua posizione sociale e reputazione, non la praticò ma la celebrò in tantissimi dipinti di fanciulle danzanti, nella cui realizzazione si nota la conoscenza dell’autore del corpo umano e dei movimenti dei ballerini.

Molto interessante è una stanza in cui sono raccolti e illustrati tutti gli strumenti utilizzati da Canova e dai suoi allievi e assistenti per la creazione delle sue opere.

Dei pannelli illustrativi descrivono passo passo le fasi della realizzazione e come riconoscere sui modelli in gesso i segni distintivi delle misure e dell’assemblaggio.

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Dopo la visita alla casa si passa alla Gipsoteca, il museo eretto dal fratello di Antonio Canova, il vescovo Giovanni Battista Sartori Canova, per ospitare tutti i modelli in gesso presenti nellu studio romano di via delle Colonnette.

Sartori Canova volle esporre le opere del fratello come all’interno dell’atelier dello scultore, stabilendo lui stesso la posizione delle sculture.

Se ti può sembrare che un calco in gesso sia meno importante dell’opera in marmo, sappi che questa è una visione parziale del processo creativo: in realtà la scultura in gesso era realizzata esclusivamente e direttamente da Canova, era la fase di massima creatività dello scultore.

Il blocco di marmo veniva scolpito dagli allievi seguendo fedelmente il gesso e Canova interveniva solo nella fase finale, per le rifiniture.

Ricordati che il gesso è fragile e la gipsoteca canoviana è uno dei musei più fragili del mondo, quindi non toccare!

Un indizio del genio di Canova si può scorgere nell’eredità che lasciò al paese: oltre alla casa e al tempio, lasciò agli abitanti di Possagno tutte le opere che qui si trovano e che possono essere vendute solamente se tutti gli abitanti del paese sono d’accordo.

Nessuna statua è stata infatti mai venduta, nonostante l’insistenza degli Stati Uniti nel voler acquistare il modello di un monumento a George Washington creato da Canova.

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A presto, un abbraccio.

Articolo di
Elena Baldi