Sorrisi Thai

Se avrai la fortuna di arrivare qui a Bangkok con la Thai Airways, fin dal volo ti potrai accorgere che i tailandesi sono in linea di massima gentili, servizievoli (ma non ti approfittare di questo) e sorridono in continuazione.

Già all’aeroporto leggerai “Welcome to the Land of Smile”.

Ma perché?

Gli stereotipi su Bangkok, e sulla Thailandia in generale, sono molti e spesso duri a scomparire.

È innegabile che Bangkok sia una città sporca e ho precedentemente descritto, in modo forse pittoresco, gli odori sprigionati dai ristoranti di strada, dalle fogne a cielo aperto e dai cumuli d’immondizia.

Superato l’ostacolo dell’apparente sporcizia, ti potrai però rendere conto che i tailandesi non puzzano praticamente mai di sudore (a differenza di noi occidentali) e sono molto puliti.

Il cibo del 90% dei locali e chioschi di strada è sicuro e non ti causerà dissenteria (un minimo di accortezze vanno però seguite…) a differenza di quanto invece accade soprattutto in Cina.

È anche vero che il turismo sessuale è una realtà tuttora largamente diffusa ma vorrei chiederti di riflettere sulle basilari leggi di mercato di “domanda-offerta” e sul fatto che i “clienti” siano soprattutto europei.

Premesso questo e sottolineato che da “viaggiatore vero” devi essere in grado di accettare la regola base “paese che vai, usanze che trovi”, mi piacerebbe che ciascun visitatore della Thailandia potesse avere la fortuna di trascorrere del tempo con i gli abitanti di questa meravigliosa terra.


Sorrisi Thai

Non mi piace generalizzare, tantomeno sulle persone, e non posso certo dire che i tailandesi siano senza difetti.

Ma di certo posso dirti che amo questo popolo, così simile per centomila aspetti a noi italiani.

Il principale motivo per cui i tailandesi sono così speciali è forse da ricondurre al buddismo.

La religione è radicata nella cultura e nelle vite, nei gesti quotidiani e semplici di un popolo le cui radici pacifiste si perdono nella notte dei tempi (non direttamente coinvolto nei 2 grandi conflitti mondiali e mai colonizzato da potenze occidentali).

Ed è questa cultura che rende il popolo tailandese tollerante ed ospitale.

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In realtà non si entra facilmente nella casa di un tailandese ma, una volta che ti avrà invitato dentro, stai pur certo che lo avrà fatto con il cuore (ovviamente ricordati di lasciare le scarpe fuori dalla porta e di non toccare le persone con i piedi).

Entrare in contatto con la gente ti permetterà di assaporare in modo più vero quello che la Thailandia ha da offrire.

E ti permetterà di imparare a leggere oltre le parole (spesso incomprensibili anche quando parlano in inglese) un linguaggio corporale diverso da quello a cui siamo abituati.

Niente baci o strette di mano come saluto, niente pacche vigorose sulla spalla o calorosi abbracci…  ma tanti inchini e sorrisi.

Nel sorriso cento significati diversi perché in Thailandia non si sorride solo per felicità.

Di certo il sorriso è anche qui espressione di accoglienza (in genere accompagnato dal Wai, l’inchino a mani giunte che accompagna il saluto), segno di gioia e indica uno stato emotivo piacevole.

Ma in altre occasioni il sorriso cela imbarazzo.

Potrai notare infatti che i tailandesi sorridono quando non sanno cosa rispondere ad una domanda o non hanno capito cosa stiamo chiedendo e invece di ammettere il fatto di non aver capito si limitano a sorridere pacifici.

Oppure può nascondere disappunto.

Per questioni culturali che non ho ancora capito, i tailandesi ritengono più “politically correct” non affrontare apertamente discussioni con uno straniero che non conoscano più che bene, soprattutto su temi delicati come politica ed economia, limitando la loro risposta al sorridere senza dare giudizi.

Secondo un detto tailandese esistono 7 gradi diversi di sorriso tailandese ed il settimo è quello che nessuno ha mai potuto descrivere perché sarebbe quello del volto della persona che ti sta ammazzando.

Attenti dunque a come vi comportate nella terra del sorriso se non volete vedere fino all’ultimo dei sorrisi!


Sorrisi Thai

A presto, Andrea