Foto di Simona Marsella, strada di Bamako

Siamo in Mali, ultima tappa del Dogon Challenge.

Le sue meraviglie naturali valgono un viaggio in questo paese e spaziano dai deserti del Nord, alle verdi pianure del sud.

La nostra destinazione è Bamako, la capitale, nonché città più popolosa del paese con i suoi due milioni di abitanti.

E’ una metropoli vasta e spavalda: si trova a nord del fiume Niger ed è il principale centro culturale e amministrativo, nonché centro nevralgico per la musica dal vivo.

Ti ho già detto delle pessime condizioni in cui versano le strade, ma nonostante questo riusciamo a raggiungere incolumi l’hotel dove, anche  se è notte fonda, i nostri compagni di avventura ci aspettano svegli e con la birre in mano: obiettivo raggiunto e via ai festeggiamenti!!!

Se cerchi un posto per dormire in città ti consiglio questo albergo, “The Sleeping Camel”: è pulito, economico,in buona posizione, ha un bar dove è possibile anche mangiare e mette a disposizione degli ospiti il wi-fi e un computer per chi non l’avesse con sé.

La città è molto caotica, avvolta dal traffico e dallo smog: qui non ci sono muli o carri, ma centinaia di motorini e macchine che definire d’epoca è poco e che sfrecciano incuranti di qualsiasi norma del codice della strada.

Fa molto caldo: ci sono più di 30 gradi e siamo solo a gennaio, non oso immaginare che temperature si raggiungano in piena estate.

Per girare la città puoi usare il taxi: ce ne sono tantissimi e sono molto economici (pochi euro per tratta)  anche se non comodissimi, visto che si tratta di automobili con all’attivo di media 500 mila chilometri.

Domina uno stile coloniale, ma quello che colpisce è il netto stacco tra il centro, sede degli uffici pubblici e residenza della classe più benestante, e la periferia, abitata dalla popolazione più povera, dove prevale  fame e sporcizia.


Foto di Simona Marsella, mercato artigianale

Visitiamo il mercato dell’artigianato, dove si può trovare di tutto, dai prodotti alimentari, fino alle stoffe, pelli, scarpe di plastica e spezie.

Appena varcata la soglia di ingresso veniamo continuamente fermati, anzi forse sarebbe meglio dire sequestrati: i vari commercianti ci trascinano nei loro spazi per cercare di farci acquistare i loro prodotti, ci fanno accomodare e da lì inizia una trattativa che va avanti all’infinito e che non può che concludersi con qualche acquisto, se non altro per porre fine all’agonia.

E’ un’esperienza pittoresca, ma nonostante poi si esca dal mercato stanchi fisicamente e mentalmente, è davvero unica.

La città non offre molte attrazioni turistiche: è possibile visitare il Museo nazionale etnografico, allestito in un edificio molto particolare, il Museo dell’Arte applicata, oppure passeggiare piacevolmente nel giardino botanico o allo zoo.

In realtà la parte più fascinosa del Mali non è questa: se vieni in questo paese devi assolutamente visitare città come la leggendaria Timbuctu, il cui fascino remoto seduce da secoli generazioni di viaggiatori, Mopti, uno dei principali porti fluviali dell’Africa occidentale, o Djenne, con la sua fiabesca moschea.

Per raggiungerle è necessario avere un fuoristrada e almeno una settimana a disposizione.

In questo modo potrai anche addentrarti nei Pays Dogon, una delle etnie più particolari del mondo che occupa la regione della falesia di Bandiagara a sud del fiume Niger, dichiarata patrimonio dell’umanità dall’UNESCO.

Questa popolazione, conosciuta per i suoi complessi riti culturali, vive in magnifici villaggi arroccati su alti speroni rocciosi.

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Foto di Simona Marsella, i bambini della scuola comunitaria

Noi tuttavia non siamo venuti qui per fare i turisti, ma per portare il nostro piccolo aiuto alla onlus Abarekà Nandrèè, che opera sul territorio realizzando progetti sanitari, educativi ed integrativi.

E’ una gioia immensa vedere con i nostri occhi quello che loro sono riusciti e riescono a fare, in parte grazie anche alla nostra partecipazione.

Visitiamo un centro di integrazione femminile, dove alcune donne producono sapone e gioielli, poi una scuola comunitaria, che con i fondi raccolti si è riusciti a mettere in sicurezza.

Qui ci sono loro, i bambini, e quando li vediamo, con quegli occhi curiosi e allegri che orgogliosi e fieri ci mostrano quello che hanno e stanno imparando, è qui che tutto il nostro viaggio acquista il vero significato.

E i loro abbracci, la festa che ci fanno, è la ricompensa più bella e vale più di mille tramonti…

Il nostro Dogon Challenge si è concluso cosi, con il sorriso dei bambini negli occhi e la loro allegria nel cuore.

8.159Km, 14 giorni, 7 Paesi, 2 continenti, 1 fiat punto del ‘97.

Alla prossima avventura!

Simona