Barbagia Cortes Apertas

Barbagia Cortes Apertas - Foto di Bryluen

 

Autunno in Barbagia, Cortes apertas, è l’appuntamento autunnale con la Sardegna meno conosciuta, quella dei piccoli paesi lontani dalla costa e dal turismo, ma dai colori e dai sapori autentici.

La manifestazione, di carattere itinerante, è organizzata dalla Camera di Commercio e la sua Azienda Speciale Promozione Economica Nuorese, e si svolge ormai da diversi anni al fine di valorizzare l’entroterra sardo.

Dal 2 settembre fino al 18 dicembre saranno ben 28 i comuni che apriranno le proprie “Cortes”, le piazze e case dei centri storici, per far rivivere ai visitatori le antiche tradizioni: si è iniziato il 2 settembre con Teti e si chiuderà la manifestazione una settimana prima di Natale con il piccolo paese di Orune.

Un percorso che vede coinvolte quest’anno anche i paesi di Bitti, Oliena Tonara, Orani, Lollove, Gavoi, Ollolai, Meana Sardo, Onanì, Belvì, Orgosolo, Sorgono, Aritzo, Dorgali, Desulo, Mamoiada, Ovodda, Nuoro, Tiana, Atzara, Gadoni, Olzai; ognuno con le proprie tradizioni e la tipica ospitalità sarda.

Durante questi tre mesi le corti all’interno di abitazioni solitamente chiuse nella loro intima familiarità si aprono per i visitatori, offrendo unitamente alle vie e alle antiche abitazioni un percorso attraverso il quale è possibile scoprire sapori, arti e mestieri di una terra millenaria ricca di cultura e di storia, che con orgoglio le comunità locali ancor oggi custodiscono gelosamente ma che con grande generosità la gente del posto accetta di condividere con chi vuole conoscere questa cultura.

Per le vie e nelle corti la musica tradizionale con i cori dei tenores, i balli tipici accompagnati dall’organetto, fanno da sottofondo e accompagnano il visitatore all’interno del paese attraverso la riscoperta di antichi saperi, degli oggetti che un tempo erano al centro della vita quotidiana, dei riti e dei valori che animavano (e animano tuttora) i paesi dell’entroterra.

Congressi, dibattiti e mostre lungo le vie, all’interno delle case antiche, dei piccoli musei e degli edifici comunali fanno conoscere antichi riti e tradizioni.

Sarà possibile avvicinarsi all’arte dei ricami e degli antichi gioielli in sottilissimi fili d’oro che adornano i costumi tradizionali, che hanno accompagnato all’altare molte donne sarde.

L’artigianato locale si metterà in mostra con l’arte della lavorazione dei coltelli in corno di muflone, quella delle antiche selle, della ceramica, dell’intreccio del giunco che da vita a cestini e canestri ancora oggi utilizzati nelle case sarde, senza dimenticare i colori e i disegni dei tappeti sardi la cui lavorazione è millenaria.

Sono solo alcuni dei prodotti di un artigianato dalla linee essenziali ma che spesso riportano dipinti e disegni antichissimi e che nei giorni di Cortes apertas vengono esposti e lavorati da mani abili custodi di antichissime tradizioni.

Lavorazioni che rivivono nelle corti e nelle case insieme ai sapori tipici della sardegna, quelli di una cucina semplice ma gustosa: potrai così assistere alla produzione del pane carasau ma anche de su coccoi prena e sa panada o dei tantissimi dolci dai gusti differenti e dalle forme svariate che riempiono le tavole delle famiglie sarde nelle diverse feste.

Senza dimenticare l’ottimo vino e i saporiti formaggi.  

E’ difficile riassumere i prodotti, le lavorazioni e le tradizioni che Autunno in Barbagia mette in mostra negli oltre tre mesi di manifestazione.

Cortes apertas è un appuntamento da non mancare, uno scrigno che racchiude il tesoro di un intera regione e di un popolo.  

Un evento da vivere perché se è vero che è questo un momento per far conoscere al turismo una parte della sardegna poco pubblicizzata, il visitatore attento saprà portar a casa un pezzo di cultura sarda e diventare per una sera parte integrante della stessa.

Perché dietro il venditore di miele o il tessitore di tappeti troverai certamente un sardo voglioso di raccontare la sua terra accompagnando racconti e leggende familiari e non, da un bicchiere di vino ed un pezzo di formaggio “di quello che ho fatto io”.

Articolo di
Bianca Ferracani