Paracas-costa

Paracas-costa – Foto di Silvia Balcarini

 

Dopo aver gironzolato nel nord del Perù fino alla costa, ora il viaggio continua visitando la capitale Lima e il sud del paese.

Lima la capitale.
Come molte delle città del Sudamerica si può dividere in due parti.
La parte moderna, con grattacieli e locali alla moda, spesso affacciati sull’oceano e la vecchia città coloniale.
Non so se è per il poco tempo che le ho dedicato ma non mi ha particolarmente colpita.
Come da copione: Plaza de Armas o Plaza Mayor, la cattedrale, le Poste, il cambio della guardia.
Passeggiando si riescono a vedere dei begli esempi di architettura coloniale con balconi moreschi; forse la visita più interessante è il convento di San Francesco con la sua enorme biblioteca e il suo grande chiostro.
A parer mio meriterebbero, avendo a disposizione più tempo la visita di alcuni musei come quello archeologico, dell’inquisizione o per la collezione di ceramiche il museo Rafael Larco Herrera.

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Riserva Nazionale di Paracas.
Luogo d’appoggio Pisco.
Paracas è una penisola desertica che si affaccia sull’oceano Pacifico, la forza del vento e dell’acqua hanno creato differenti formazioni rocciose, tutto questo si traduce in un paesaggio mozzafiato.
Sei avvolto dai toni del nocciola della roccia, davanti a te il blu acciaio dell’acqua dell’oceano intervallato dalla bianca spuma, il cielo a perdita d’occhio e tutto shakerato dalla potenza del vento.
Metti da parte un attimo zaino e macchina fotografica, siediti e respira.

Non farti poi mancare una breve visita al museo J.C. Tello dove sono racchiusi reperti della cultura Paracas/Nazca.
Nelle teche ci sono teschi che dimostrano interventi chirurgici al cranio ben riusciti.
Le operazioni servivano per ridurre i dolori causati dalle deformazioni che i Nazca si procuravano fasciandosi la testa per ragioni ornamentali e religiose.

La riserva nazionale di Paracas comprende anche numerose isole le più famose: Le Ballestas.

Il punto d’imbarco è il porto di El Chaco, ristorantini e mercatini di chincaglierie sono sulla spiaggia.
Da portarsi obbligatoriamente cappello e occhiali ma soprattutto per tutte le stagioni un giacchino contro l’acqua.
Per il giubbino di salvataggio ci pensano loro.
Si possono vedere facilmente e da vicino leoni marini, otarie e pinguini.
Purtroppo non si può scendere a terra.
Non sempre si ha la possibilità di avvistare i fenicotteri rosa ma ti leverai la voglia di pellicani, sule, cormorani e se ancora non lo conosci imparerai cosa è il guano e quanto puzza.

Ballestas-leone marino nel suo harem

Ballestas-leone marino nel suo harem – Foto di Silvia Balcarini

 

Si è vero, il Candelabro lo vedrai durante questa escursione, ma questo non basta, il sorvolo delle linee di Nazca va fatto, per forza.
Le Linee di Nazca sono dei disegni, ENORMI, impressi nel terreno, visibili solamente sorvolando questa zona, Nazca.
E qui nasce la domanda: Chi? Perché? Centro cerimoniale o atterraggio per gli Ufo?
Nel frattempo ti dico di non esagerare con la colazione, il sorvolo lo si fa in piper da 2 a 5 posti, meglio se voli di mattina, a volte nel pomeriggio si alza un po’ di vento… e come diceva Quattrocchi dei Puffi… Che è peggio!

Le linee di Nazca, la scimmia

Le linee di Nazca, la scimmia – Foto di Silvia Balcarini

 

Dopo di che si può raggiungere velocemente il cimitero delle mummie di Chauchilla: “bella mostra” a cielo aperto di mummie fasciate, legate e sepolte in posizione rannicchiata.
Attenzione a dove metti i piedi, in terra cocci, ossa e tessuti sono dappertutto.
Interessante.

Arequipa Patrimonio dell’UNESCO.
E’ proprio una bella città.
La grande Plaza de Armas con i lunghi loggiati, la grande cattedrale, la chiesa Compania finemente decorata nella facciata, gli edifici coloniali che puoi scoprire a piedi, non dimenticando però di andare al Mirador de Yanahuara, qui una foto con lo sfondo della città e il vulcano El Misti ci vuole!

Trova il tempo di visitare il Monastero di Santa Catalina, è grande, rilassante e tenuto bene.
Le varie aree del monastero sono colorate e piene di piante e fiori.
Se vuoi fare il dispettoso chiedi alla guida come mai il convento, in passato è stato soprannominato bordello.
Per la cena, la specialità del posto è il cuy arrosto, il porcellino d’india.

Da Arequipa partono le escursioni per la Valle del Colca (160 km 4 ore) il paesaggio presenta grandi pianure che accolgono Lama, Vigogne, Alpaca. Non preoccuparti, imparerai le differenze tra questi tipi di animali.
Se ti capita accarezzali, io ti ricordo che i Lama prima degli otto anni non sputano, ma ambasciator non porta pena.
La strada lentamente sale, e con essa l’altitudine.
Lungo la strada non si possono non notare delle pile di sassi.
Sono offerte a Pachamama, la madre terra.

 Cuccioli di Alpaca e Lama

Cuccioli di Alpaca e Lama – Foto di Silvia Balcarini

 

Arrivato al villaggio di Chivay fai tutto molto lentamente e comunque non vergognarti a chiedere una boccata di ossigeno.
Non sto parlando in senso figurato ma letteralmente.
Chiedi la possibilità di respirare qualche istante con una mascherina da una bombola dell’ossigeno, esattamente come negli ospedali.
La testa come per magia si riapre.
Se per cena ordini carne probabilmente ti sarà servita della carne di Alpacha, buona.

Donna con bambino a Chivay

Donna con bambino a Chivay – Foto di Silvia Balcarini

 

Il villaggio merita sicuramente qualche foto, la gente in particolar modo ma è assolutamente il caso che tu chieda loro il permesso.
Sono presenti anche delle piccole terme dove è piacevole rilassarsi stando sempre attenti a non aggiungere al soroche anche la pressione che si abbassa stando in ammollo.
Tuttavia la valle del Colca è ancora di più.
Splendidi panorami andini si scorgono ovunque, basta allontanarsi di poco dal villaggio e il tuo sguardo incontrerà  a 360 gradi la madre terra.
Questa valle è famosa soprattutto per l’avvistamento del Condor.
La mattina presto devi essere già appostato alla Cruz del Condor.
Nel canyon si scorgono degli uccelli, da questa distanza non sembrano particolarmente grandi.
Poi sfruttando le correnti ascensionali salgono via via di quota e ti fanno cambiare idea.
Il Condor ha un’apertura alare che può arrivare a 3 metri.
La sua forma, le sue ali e il suo volo a planata sono inconfondibili.

Cruz del Condor

Cruz del Condor – Foto di Silvia Balcarini

 

Lasciando la Valle del Colca e raggiungendo Puno (297km 6 ore) fermati a Sillustani, è un’antica necropoli.
In questa pianura ai bordi di un lago, il popolo Colla, di cui poco sappiamo, usava seppellire i propri morti in torri funerarie.
Ma quello che mi sono chiesta io è stato “Ma quanto cielo c’è in questo posto?

Sillustani-torre funeraria

Sillustani-torre funeraria – Foto di Silvia Balcarini

 

Puno è il punto di partenza per l’escursioni al lago Titicaca ma per me è anche altro.
Ha due splendidi mercati: quello turistico dove si possono trovare cappelli tradizionali, amache, prodotti in lana ecc… e quello di paese dove si può osservare da vicino una contrattazione per la vendita di un pollo, le distese colorate di mais e non lasciare il mercato senza aver fatto merenda con un bombolone di farina di manioca.
Mentre a cena puoi mangiare una pizza cotta a legna ma la quattro stagioni ha l’ananas a rappresentare l’estate.

Serve un giorno intero per il lago Titicaca, il più alto navigabile al mondo.
Gran parte di esso è peruviano, in minor parte boliviano.
Con una lancia si raggiungono le isole galleggianti Uros, dal nome degli abitanti; il loro “terreno”  è composto unicamente dalla fibra di canne di Totora che cresce abbondantemente nelle acque basse del lago.
Queste isolette galleggiando si muovono all’interno del lago.
Una volta questo era un semplice modo per sfuggire ai popoli invasori, adesso il popolo Uros vive grazie al turismo mostrando le loro arti e mestieri.
Sali su un’imbarcazione tipica di Totora.
Solo qui puoi farlo!
Si attracca poi su un’isola vera e propria Taquile.
Sarà qui che potrai ristorarti.
Niente auto né bici, che quiete!
L’usanza del posto sono gli uomini che lavorano a maglia.
La tradizione vuole che l’uomo sappia creare un ottimo cappello che non faccia passare l’acqua.
Ovunque si vedono sferruzzare velocemente: colore rosso e  bianco il cappello per i celibi, solo bianco per gli sposati.
Tanto per non sbagliarsi.
Io non so dove finisca la tradizione ed inizi l’attrazione turistica ad ogni modo il tutto è molto pittoresco.
Se hai spirito di adattamento puoi passare la notte qui a Taquile o sull’altra isola Amantani.
Può essere un modo per entrare veramente in contatto con le loro tradizioni oppure per approfondirle.

Taquile-uomo che lavora a maglia

Taquile-uomo che lavora a maglia – Foto di Silvia Balcarini

 

Articolo di
Silvia Balcarini