Io, al lavoro!

Io, al lavoro! – Foto di Cristiano Guidetti

 

Negli ultimi mesi per un motivo o per l’altro sono rimasto coinvolto in discussioni, sia online che nella vita vera, sulla differenza (presunta) tra turista e viaggiatore e su come è meglio viaggiare, se vedere più cose possibili o vederne meno ma in modo più approfondito.

E di conseguenza la mente ha cominciato a rimuginarci sopra, sempre più spesso, e ora sento il bisogno di metterlo per iscritto, quasi volessi chiarire il più possibile a me stesso quello che penso fissandolo a video.

Lasciamo da parte un attimo la questione turista/viaggiatore (ti spiego alla fine perchè) e concentriamoci sull’aspetto del “come viaggiare“.

Sono un esperto – lo dico senza modestia – perchè ho “vissuto” entrambe le visioni.

Io nasco e rimango per anni un viaggiatore compulsivo, con scalette rigide da rispettare per vedere più cose possibili.

Non sto esagerando, ti faccio un esempio:

Nel mio primo viaggio a Londra, una settimana di agosto del 2000 avevo un quaderno intero di appunti oltre le guide ufficiali, avevo una scaletta talmente fitta che arrivavo alle nove di sera distrutto, crollavo sul letto fino alle 7.30 del mattino successivo (sì… non di più altrimenti saltavano alcune visite).
Se parliamo di numeri, ho visto più cose in quei 7 giorni che nei mesi in cui ho vissuto nella capitale inglese 10 anni dopo.
Assurdo… ma vero!
Cosa mi è rimasto di quella vacanza?
Cartoline, “spot“, fotogrammi nella testa, esperienze pari a zero, come se stessi vedendo un film multi-sensoriale con odori e vedute a 360 gradi.
E infatti il mio infinito amore per Londra non è nato in quella settimana, ma anni dopo.

Potrei raccontarti di altri viaggi come questo, per anni ho impresso nel mio cervello immagini di luoghi più o meno famosi come fossero trofei, tacche su un bastone.

***

Ora viaggio nel modo (quasi) opposto, ho sempre una scaletta, degli appunti, altrimenti non farei quello che faccio, ma se alla fine del viaggio mi ritrovo con diverse voci non spuntate vuol dire che le ho sostituite con “esperienze” inaspettate e sicuramente più gratificanti.

Esempi? Ce ne sarebbero a decine ormai… ma ne scelgo uno, perchè rappresenta il mio modo di viaggiare di oggi:

Nel gennaio del 2011 sono a Bangkok… da soli 2 giorni e le cose da vedere che mi ero segnato prima della partenza sono ancora parecchie.
Mi metto d’accordo per incontrare di persona Andrea, un “expat” con cui mi ero sentito qualche tempo prima della partenza.
Andiamo a cena e io penso a 2 chiacchiere piacevoli con un’amante dei viaggi come me.
La cena invece – senza esagerazioni o mistificazioni – si è trasformata in una delle più belle serate che ho mai passato in viaggio.
Alla fine eravamo in 4, la tavola era multietnica e vivace, il ristorante una chicca quasi nascosta, a due passi dallo skytrain e il cibo ottimo.
Le chiacchiere fatte quella sera, passando da cose serie a semplici “stupidate“, me le ricorderò per sempre.
Quando siamo usciti dal ristorante erano passate (volate) ore, credo fosse l’una del mattino.

Risultato: il giorno dopo, grazie anche alla bottiglia e mezza di Sang Som (rum thailandese) scolata insieme agli altri, ho dovuto registrare un piccolo calo fisico e di attenzione 🙂 che mi ha obbligato a rallentare le visite.

Ma come si può paragonare il non aver visto un po’ di cose all’aver conosciuto persone splendide con cui si è passato una della più belle serate di sempre???
E infatti non si può… il viaggio non è solo “vedere“… è anche vivere esperienze che poi ti porterai nel cuore e nella mente per tutta la vita.

Per la cronaca Andrea oggi collabora con me su ViaggioVero, lo sento spesso via e-mail, ci scambiamo tweet quasi giornalmente ed è una delle persone che ammiro e seguo di più, insomma non avrò visto qualche “spot” di Bangkok ma ho guadagnato un AMICO.

E la questione turista/viaggiatore l’ha affrontata proprio lui in questo articolo di qualche settimana fa.

Un saluto,
Cristiano