Salto Angel

Salto Angel – Foto di Silvia Balcarini

 

Continua il nostro viaggio in Venezuela

Il volo in Cessna è breve, in un lampo rientro nella foresta.

E’ il parco Nazionale di Canaima, il più grande del Venezuela.

Poco dopo sono pronta, si fa per dire, per un altro volo in piper.

Da quassù si vede l’Amazzonia come siamo abituati a vederla nei documentari in tv, il Rio delle Amazzoni ed i suoi affluenti serpeggiano nella macchia verde, l’arcobaleno accompagna le immagini, ma è già ora di alzare la testa, eccola, avvolta da un’umidità compatta, l’Auyan Tepui, la montagna alta circa 2500 m ma con una superficie di 700 km quadrati e chiamata dagli Indios la montagna del Diavolo.

Ed eccolo là il Salto Angel, la cascata più alta del mondo, non si riesce da quassù a scorgere il punto dove si tuffa, ma all’improvviso, tutto accade in pochi secondi, il comandante vira diretto contro la cascata, la pressione ci spinge verso il basso e via, viriamo nuovamente.

La scarica di adrenalina finisce facendo spazio alla razionalità: poche foto e nessuna ripresa, che paura ma quanta emozione.

Si atterra vicino al Villaggio Pemon.

N.B. i più avventurosi possono risalire il Rio Chorun in canoa per vedere dal basso il Salto dell’Angelo, occorrono però più giorni e la volontà di dormire in amaca.

Un consiglio: passa almeno una notte all’accampamento Canaima, al villaggio Pemon, io non l’ho fatto e me ne sono pentita!

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Laguna Canaima, così si chiama il luogo più scenografico del Venezuela: sotto la cupola del cielo 3 Tepuyes (El Nonoy-Kuravana-Topochi) incorniciano il lungo nastro vegetativo interrotto da 7 cascate che si gettano nell’enorme laguna dall’acqua rossastra tenuta insieme dalla spiaggia di colore rosa.

Laguna Canaima

Laguna Canaima – Foto di Silvia Balcarini

 

Per gli incontentabili Madre Natura ha aggiunto anche un tris di palme dentro la laguna che rendono questo posto un superlativo assoluto.

La laguna la si può attraversare in canoa, è un modo per vedere “i salti“ da vicino, e i numerosi accumuli di schiuma dovuta alla pianta della saponaria.

Sulla sponda opposta una tranquilla passeggiata è un ulteriore occasione per vedere fiori ed insetti da vicino.

La prima fermata è al Salto El Sapo, dall’alto l’acqua passa sopra i gradini rossicci per poi buttarsi giù.

Ma è tra poco l’emozione più bella.

Si scende per la vista inferiore del salto e lo si può attraversare camminando dietro il flusso dell’acqua.

Lascia da parte i tuoi vestiti e rimani in costume e con le scarpe adatte.

Per quanto riguarda la macchina fotografica o ancora meglio la videocamera, devi riuscire a proteggerla con un sacchetto di plastica o una protezione tecnica, ma tutto ciò dipende dalla portata d’acqua.

Io ho dovuto rinunciarvi talmente era violenta!

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Si decolla nuovamente, l’arrivo stavolta è sulle Ande, a Merida, nome non propriamente esclusivo per una città; il centro è piacevole, diverse le viuzze con i tipici edifici colorati, carine le piazzette e bella la cattedrale.

Si respira un’aria fresca di montagna.

La città è il centro venezuelano dello sport d’avventura: oltre al classico alpinismo si può fare rafting, parapendio e tutto quello che ti viene in mente, ma la cosa assolutamente da non perdere è il teleferico di Merida.

La funivia più alta e più lunga al mondo.

Parte da un’altitudine di 1550 m circa e arriva a 4765 m, ci sono 3 stazioni intermedie.

Bene, perfetto era chiusa per lavori! Passiamo oltre.

Nel fine settimana in cui sono stata a Merida c’erano le elezioni politiche.

Elettori chavisti

Elettori chavisti – Foto di Silvia Balcarini

 

Sicuramente è stato particolare assistere alle enormi file davanti ai seggi elettorali, persone vestite con maglietta e cappello rosso, “seguaci” del loro presidente Chavez.

Ma che baraonda!

Negozi chiusi il giorno delle elezioni e il giorno seguente, niente taxi, né servizi turistici.

Addirittura il ristorante dell’hotel non ha effettuato nemmeno il servizio alla sera lasciandoci tutti senza cena, abbiamo dovuto svaligiare… il frigo bar della camera.

Paese che vai, usanze che trovi.

Purtroppo non è andata molto bene nemmeno l’escursione alle lagune.

Il cielo è sempre rimasto grigio, a tratti carbone spengendo i colori dei panorami, dei fiori, e delle lagune, che su carta, erano azzurre e verdi. Peccato!

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Si torna in piano, si raggiunge Los Llanos, questa savana verde è interrotta soltanto da corsi d’acqua e da zone palustri.

Qua e là fattorie che qui chiamano hatos.

Non perdere assolutamente questa esperienza, soggiorna in una fattoria per un paio di giorni, io sono stata all’Hato Cedral, ti sentirai un po’ gaucho.

In questi grandi ranch si alleva da sempre il bestiame mentre solo da alcuni anni si è riservata una parte della fattoria agli amanti dell’ecoturismo.

Oltre alla possibilità di andare a cavallo, vedere il bestiame devi assolutamente partecipare ad un safari e andare a pesca.

Io odio la pesca ma quella al pirana (o piranha) non potevo perdermela, che dentatura!

Piranha

Piranha – Foto di Silvia Balcarini

 

A me è capitato addirittura di tirare su un Payara che si nutre dei piranha!

Alla fine le nostre vittime ci sono state cucinate per assaggio, troppe lische!

Qui i capibara sono immancabili e numerosi; il capibara è il più grande roditore al mondo arriva a pesare anche 60 Kg.

All’inizio non sembra proprio bello, poi però se si guarda il musetto si può anche cambiare idea.

Un capibara

Un capibara – Foto di Silvia Balcarini

 

Mi hanno detto che una volta all’anno li mangiano, io non ho fatto questa esperienza.

Ma questo mammifero è anche il piatto prelibato dell’anaconda, e si sa, dove c’è la preda c’è anche il predatore.

Quindi pronti e via, alla caccia dell’anaconda e… trovata!

Anaconda

Anaconda – Foto di Silvia Balcarini

 

Ovunque ti giri, dentro e fuori dall’acqua, ci sono caimani di tutte le taglie, occhio che scattano velocemente!

Ho avuto la possibilità di tenerne uno piccolo in mano e la nostra guida (che portava su una gamba i segni di un morso di caimano) ci ha avvertiti che cominciano a mordere appena nati.

“E non finisce qui” diceva il simpatico Corrado: trampolieri, Ibis, uccelli colorati, civette, iguane, tartarughe, aquilotti e con un po’ di fortuna sono perfino riuscita a vedere da vicino un formichiere, una tonina (delfino rosa) e un opossum.

Alla sera un’autentica cucina casalinga viene servita in un ambiente familiare che rende la conversazione facile e piacevole.

I due giorni sono passati in fretta ma le immagini che ho nella mente sono tantissime, il mio viaggio è quasi al termine, l’acqua di Los Roques mi attende.

Puoi ammirare altre foto di quest’itinerario al seguente indirizzo.

Articolo di
Silvia Balcarini