Stefano

Stefano – Foto di Alice Cristaldini

 

Ero in attesa di ricevere le foto ed il link del blog che Stefano e Roberto volevano scrivere per raccontare al mondo come si possa decidere di lasciare tutto, partire e fare in modo che sia il passaporto il libro che ti insegna a vivere.

Invece mi è arrivata la notizia che Stefano dall’Australia non ritornerà più ad abbracciare i suoi cari.

Un tragico e banale incidente gli è costata la vita a Perth ed io, che ho avuto l’onore di incontrarlo per caso qui in Thailandia, voglio condividere con voi quelle che dovevano essere le sue prime parole di condivisione con il mondo della sua avventura.

Un abbraccio va a Roberto, che con Stefano aveva iniziato l’avventura; un abbraccio va ai suoi familiari ai quali con profonda stima ribadisco che devono essere orgogliosi di Stefano che seppur giovanissimo aveva tanto da insegnare al mondo; un abbraccio a tutti gli amici che di certo non sapranno capacitarsi di quanto sia accaduto.

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Ciao Stefano, come vi siete conosciuti tu e Roberto?

Siamo cresciuti coltivando la stessa passione, quella per il calcio.
Nel tempo ne avremmo scoperte altre centinaia ma solo grazie a quella è nata un’amicizia che dura da dodici anni, esattamente metà della nostra vita.
Correvamo come matti dietro ad un pallone che aveva il potere di regalarci sogni, per quanto il nostro talento fosse sotto gli occhi di tutti però abbiamo imparato presto a condividere anche una cosa che passione non era, la panchina.
Emarginati e costretti oltre le linee del campo ci siamo conosciuti domenica dopo domenica fino a diventare inseparabili.

Cosa facevate in Italia quando avete avuto l’idea di partire alla scoperta del mondo?

Roberto passava le giornate piegato su di un macchinario automatizzato volto alla produzione in serie di cordini di caucciù tutti neri tutti uguali.
La luce al neon appesa sopra la sua testa tagliava gli angoli della postazione di lavoro da cui era autorizzato ad assentarsi per l’unica piccola gioia quotidiana, la pausa caffè.
Io ero letteralmente obbligato ad inseguire clienti.
Alternavo stagioni da fotografo in opulenti villaggi turistici popolati da facoltosi figuri a brevi periodi di svago e frivolezze nel bel paese.
Una formula che funzionava da deterrente e mi assicurava una certa sicurezza economica.

A chi è venuta l’idea di un viaggio intorno al mondo e da cosa è nata?

Tanti anni fa davanti ad una cartina dell’Australia ci siamo detti che volevamo vederla. Col tempo il sogno si è arricchito fino a realizzarsi con questo viaggio.
Tutto è nato da una profonda curiosità per la natura e per la natura dell’uomo che condita alla routine tipica di ogni vita sedentaria ci ha convinti che fosse arrivato il tempo di partire.

Una sera a cena mentre parlavamo, in contemporanea mi avete detto: “Secondo me un’esperienza così dovrebbero farla tutti, dovrebbe essere obbligatoria!Cosa intendete? Perché?

Viaggiare low budget, girare il mondo, incontrare persone nuove ogni giorno, separarsi dalle certezze del quotidiano è qualcosa di fortemente formativo poiché rende consapevoli di ciò che accade al di fuori del metro quadro che delimita i confini di casa dove tutti è dovuto.
Quando si muovono poi passi in paesi lontani dal nostro, per locazione e cultura, ci si imbatte nella necessità di rivedere i propri punti di vista, i propri bisogni e i propri vizi.
Viaggiare apre la mente di chi è disposto ad osservare con gli occhi bene aperti.

Cosa vi aspettate di ricavare da questa esperienza?

Ci aspettiamo di essere smentiti giorno per giorno, ci aspettiamo di trovare realtà diverse da quelle che ci eravamo immaginati.
Ci aspettiamo grandi sorrisi da passanti incrociati in strada, posti meravigliosi materializzarsi dietro all’ultima curva del treno.
Ci aspettiamo di trovare ostacoli e problemi vari che ci spingeranno a trovare delle soluzioni, ci aspettiamo di crescere ed imparare da ogni occasione.

Quando siete partiti e da dove?

Milano, 10 maggio 2012.

Quanto pensate di stare via?

Un anno e mezzo è l’idea di partenza, modifiche e prolungamenti si susseguiranno.

Dove siete diretti?

A sud.
Dal Nepal fino al punto più a sud dell’Oceania per poi risalire lungo le isole del Pacifico.
Finita la stagione delle piogge in Thailandia e Cambogia vorremmo incontrare lì i nostri papà.

Stefano e Roberto

Stefano e Roberto – Foto di Alice Cristaldini

 

Incontri lungo la strada che vi hanno colpito in positivo o negativo?

Perenthian island, Adam and Eve beach.
Una spiaggetta raggiungibile quasi solo in barca dove abbiamo dormito alla luce della luna piena e su cui dormiva anche un uomo malesiano vicino ai 50 anni, completamente solo.
Incapace di esprimersi in altre lingue eccetto quella nativa, dopo giornate di contatti silenziosi ma gentili, mattina prima dell’alba ci ha svegliati per mostrarci qualcosa che avevamo visto solo nei documentari.
Una tartaruga marina stava scavando nella sabbia per deporre le sue uova non più lontana di venti metri da noi.
Un’emozione indescrivibile.

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Ho riletto queste parole diverse volte e ogni volta ne colgo la curiosità e la voglia di esplorare il mondo e i popoli che lo abitano.

Spero che la testimonianza di Stefano e Roberto sia d’esempio a chi nel cuore porta la voglia di scoprire con gli occhi di eterno fanciullo e la gioia che il sorriso di Stefano trasmetteva senza sosta.

Ciao Stefano!

Andrea

P.S. (di Cristiano): Volevo ringraziare Alice Cristaldini per le fotografie, ha avuto la fortuna di condividere un “pezzo di strada” con Stefano e Roberto.
Quando Andrea (e ringrazio tanto anche lui) mi ha mandato l’articolo e mi ha chiesto se volevo pubblicarlo mi sono sentito onorato.
Non ho avuto la fortuna di conoscere Stefano ma leggendo le sue parole non si può non sentire la forza e la voglia di cambiare che lo accompagnavano.
Mi unisco con un abbraccio virtuale alla sua famiglia, agli amici, ai compagni di viaggio in questo momento assurdo.
E soprattutto un abbraccio a te, caro Stefano!