Il museo

Il museo – Immagine tratta dal sito ufficiale

 

Fino a qualche settimana fa ne ignoravo completamente l’esistenza, e devo ringraziare una manciata di foto viste quasi per caso sul web se ho scoperto che, alle porte di Parigi, esiste questo piccolo gioiello di museo, secondo me imperdibile per chi ama la fotografia, quella “vintage” soprattutto, ma anche scoprire il mondo.

Segnato per la prossima volta che capiterò a Parigi.

Hai visto quelle immagini di Parigi a colori negli anni ’10 circolate qualche tempo fa anche sui nostri giornali online grazie al sito Retronaut?

Ebbene fanno parte di una collezione di oltre 72mila immagini e arrivano dall’Albert Kahn Museum di Parigi.

Si trova al 14 di rue du Port, in Boulogne-Billancourt (nei pressi del Bois de Boulogne) e ci si arriva con la metropolitana, fermata Boulogne – Pont de Saint-Cloud.

Un banchiere idealista sembra essere stato l’alsaziano Albert Kahn (vero nome Abraham) trasferitosi a 16 anni a Parigi.

Istituì addirittura borse di studio per permettere ai futuri insegnanti di viaggiare e scoprire il mondo.

Ed era animato dall’utopia della pace universale a cui decise di dedicarsi investendo la sua fortuna, fino ai primi anni ’30 di fatto perchè la crisi del 1929 investì anche la sua banca e Kahn si vide costretto ad ipotecare e vendere via via i suoi possedimenti.

Una parte delle proprietà (incluse le raccolte di fotografie e film) venne acquistato dal dipartimento della Seine.

Nel 1909, dunque, il milionario filantropo si imbarcò nel suo ambiziosissimo progetto di realizzare un archivio fotografico dei Cinque continenti per registrare e tramandare gli usi e costumi delle popolazioni del mondo.

Il tutto in un momento cruciale, l’inizio del XX secolo, in un mondo in bilico tra i vecchi ordinamenti e l’avvento della Grande Guerra e la globalizzazione (tra le foto ci sono gli ultimi villaggi celtici d’Irlanda, i soldati al fronte, le ultime testimonianze dell’Impero austro-ungarico), ma anche in preda alla moda dell’esotismo.

La vera novità che rende questa collezione così sorprendente è che le immagini sono a colori!

Questo fu possibile grazie agli “autochromes”, immagini a colori su lastre di vetro, altra invenzione (data 1907) dei fratelli Lumière.

Il risultato?

Oltre 72mila immagini, ma anche filmati e documenti vari, e un museo appunto che racconta l’uomo e le sue imprese d’antan.

Il Museo Albert Kahn è una chicca parigina e quando ho letto il ticket d’entrata quasi non ci credevo: costa appena 2,50 euro a persona (3 euro quando ospita anche esposizioni temporanee come quella in corso ora fino al 31 marzo dedicata alla Mongolia dell’anno 1912-13), e addirittura la prima domenica di ogni mese l’ingresso è gratuito.

Un punto decisamente a sfavore però l’Albert Kahn Museum ce l’ha: rimane infatti chiuso durante le vacanze di Natale, dal 24 dicembre al 1 gennaio.

Un vero peccato per chi trascorrerà il Capodanno a Parigi!

Anche se la visita credo riesca a dare il suo meglio con la bella stagione.

La vecchia abitazione del signor Kahn cela infatti alle sue spalle un ampio giardino, allestito in realtà alla moda di diverse tipologie di verde: c’è il giardino alla francese, quello all’inglese e, a testimonianza che Kahn fosse un grande cultore dell’esotico e del Sol Levante in particolare, anche quello giapponese.

Giardino all'inglese

Giardino all’inglese – Immagine tratta dal sito ufficiale

 

In attesa di essere nella Ville Lumiere ti consiglio infine di fare un lungo giro sul sito del museo, ricchissimo di informazioni sul personaggio, sulle attività del museo e sulle tecniche grazie alle quali è potuto giungere fino a noi un simile patrimonio di foto e filmati.

Non solo: grazie alla mappa interattiva è possibile anche sfogliarle, queste immagini.

Basta scegliere da dove partire puntando sul mappamondo degli Archives de la Planète.

Io incuriosita ho voluto subito vedere se ci fosse la nostra Italia: sì, c’è, solo 27 foto ma molto suggestive, tra Villa Medici a Roma e l’arena di Verona, fino a scorci di cortili, bambini e soldati sul finire della Prima Guerra Mondiale.

Un mondo che finora pensavamo solo in bianco e nero.

Articolo di
Mariangela Traficante