Pudong

Pudong – Foto di Silvia Balcarini

 

La Manhattan asiatica è il monotono appellativo attribuito a Shanghai: quanto mai azzeccato.

La “Città” si fa per dire, è divisa in 2 dal Fiume Huangpu: a destra il Pudong, a sinistra tutto il resto.

Il nome Pudong ti rimarrà presto in testa, è il quartiere finanziario, il contenitore del denaro e della pazza crescita economica, ma soprattutto è quello futuristico.

Diventata una delle città più care al mondo, dal 1990 ad oggi 3000 grattacieli sono stati issati e 2000 sono in progetto.

Qui, più che altrove, non si butta giù, si rade al suolo e si ricostruisce ancora più velocemente e ancora più in alto.

Non stupiscono i records che Shanghai detiene: L’hotel più alto al mondo (Grand Hyatt), la torre delle comunicazioni più alta del pianeta (l’Oriental Pearl Tower), l’ufficio postale più alto e il più grande numero di chilometri di autostrade.

Shanghai potrebbe accogliere una puntata di Futurama.

Non puoi quindi non partire dal simbolo della città: la Pearl Tower.

Pearl Tower

Pearl Tower – Foto di Silvia Balcarini

 

La torre con le 2 grandi sfere.
Dalla sfera più alta puoi ammirare il panorama a 360 gradi, le grandi vetrate portano l’indicazione dei principali edifici della città.
Cambiando piano si arriva alla prova del nove.
Qui si può camminare nel vuoto a circa 350 metri di altezza.
Il vetro è presente di fronte e sotto i tuoi piedi!
Dai, veloce, fatti scattare una foto ed esci. Sii sincero, fa impressione?

il mio SYSTEMaticamente sospeso

il mio SYSTEMaticamente sospeso – Foto di Silvia Balcarini

 

La sfera inferiore invece accoglie (rullo di tamburi) una sala giochi.

Se vuoi continuare con le esperienze fuori dal comune cena (circa 30 euro a testa) nel ristorante più alto d’Asia (2° sfera) con il pavimento ruotante.
No, non fa girare la testa, il pavimento si muove impercettibilmente ma il panorama del dessert sarà diverso da quello al tuo arrivo.
Prenota già da casa o appena arrivi in Cina altrimenti sarà difficile poter fare l’esperienza.

Mi hanno poi parlato di una piscina all’aperto, in cima ad un grattacielo che, per la sua struttura, da la sensazione di poter nuotare nel vuoto, di un bar completamente in ghiaccio o degli spettacoli acrobatici più famosi al mondo, insomma qui chi cerca trova.

Sotto la torre il museo della città interessante solo per chi non ha visitato le zone rurali e per chi non si vuol spremere la mente (statue, ambientazioni riprodotte).

Vicino il grattacielo del World Financial Center da tutti ribattezzato il Cavatappi per la forma che lo caratterizza.

Il Cavatappi e la torre Jinmao

Il Cavatappi e la torre Jinmao – Foto di Silvia Balcarini

 

Il buco centrale all’inizio era stato progettato di forma rotonda come la sfera della Pearl Tower ma siccome, la sommità della torre sarebbe sembrata la bandiera giapponese è stato modificato.
Tre sono i piani visitabili, il 94°, il 97° e il 100°.
Anche qui puoi camminare sul vetro a 474 metri dal suolo, ma è molto meno impressionante, nella parte centrale il pavimento è “normalmente nero”…
Ormai ci eravamo abituati a ben altro!

Panorama dal Cavatappi

Panorama dal Cavatappi – Foto di Silvia Balcarini

 

Il consiglio è quello di salire sui grattacieli al crepuscolo: ma questa è l’idea che hanno tutti!
Le file sono sempre presenti, aumentano nei fine settimana ma scorrono in fretta.
Un’altra opzione può essere quella di arrivare verso l’ora di pranzo e salire nuovamente per la visita notturna (the best).
A tal proposito ti annuncio che i biglietti costano dai 12 ai 15 euro.
Io sono tornata anche dopo cena, verso le 21.30, non ho trovato nessuno al Cavatappi e devo dire che l’esperienza è stata particolare.
Durante la salita, le scale mobili, l’ascensore vuoto e dal soffitto stroboscopico, le luci, le uniformi moderne degli accompagnatori che ripetono le informazioni come fossero robot, mi hanno portata a sentirmi in una puntata di Star Trek.

In ultima, leggermente somigliante all’Empire State Building, la torre Jinmao: 88 piani (l’8 è il simbolo della perfezione) che si raggiungono ad una velocità di 9 metri al secondo (le orecchie si tappano leggermente).
Ospita soprattutto uffici e l’hotel; la visita non è un granché date le vetrate limitate in numero e in grandezza.
Degno di nota invece il “tunnel del tempo”: i piani circolari formano un lungo turbinio di luci che termina al 54° piano, nel salottino dell’Hotel Hyatt.

 Tunnel luminoso nella Torre Jinmao

Tunnel luminoso nella Torre Jinmao – Foto di Silvia Balcarini

 

Se vuoi provare un’altra assurdità cinese, puoi raggiungere il Bund dal Pudong con un trenino sotterraneo (Bund sightseeing Tunnel) pieno, mi ripeto, di luci.
Caro e niente di ché, spendi altrove i tuoi soldi.

Il Bund è il boulevard Zhongshan Donglu, che corre lungo il fiume Huangpu: di giorno è piacevole la passeggiata, da un lato, lo skyline del Pudong, dall’altro le antiche facciate in stile occidentale, oggi hotel, banche e assicurazioni.
Puoi arrivare fino all’hotel Peninsula.

Di notte invece l’apoteosi: l’escursione in battello suscita l’effetto wow.

Giochi di luce.jpg

Giochi di luce.jpg – Foto di Silvia Balcarini

Skyline notturno

Skyline notturno – Foto di Silvia Balcarini

 

Se non sei accompagnato arriva in largo anticipo (ogni ora parte un battello) ci vuole un po’ a capire da dove entrare, dove fare il biglietto e da dove passare facendo attenzione a non essere calpestati dagli indigeni.
Appena salito con un piccolo sovrapprezzo puoi comprare una sedia e ti sarà offerto da bere.
Fallo!
E’ una goduria lunga un’ora, ogni grattacielo è strabiliarmente illuminato.

Frame notturno

Frame notturno – Foto di Silvia Balcarini

 

Le luci colorate cambiano, si muovono, formano scritte, figure, filmati, è una divinazione dell’energia elettrica!

Appunto: a differenza di NY la città che non dorme mai, qui dopo le 22 la maggior parte delle luci viene spenta (in particolar modo nel Pudong) i grattacieli serrano le loro entrate e i ristoranti, come nelle zone più rurali, interrompono il loro servizio.
Idem la metro, chiude alle 23.
Prendi uno dei numerosi ed economici taxi.

Non è finita qui, continueremo a parlare di Shanghai tra non molto.

Articolo di
Silvia Balcarini