Anziane donne in gita

Anziane donne in gita – Foto di Michael Cohen

 

L’aumento della vita media ha creato una nuova cerchia di persone (sempre più larga) che si è guadagnata il nome di terza età.

Questo fenomeno è sotto l’occhio di tutti. Nonni e nonnine che non passano più le giornate a sedere sulle panchine al parco ma camminano come atleti in preparazione sportiva.

E poi via in bicicletta o in auto scorrazzando nipoti per scuole dopo-scuole e scuole sportive o religiose.

Tutto questo è interessante, non solo sotto il profilo sociologico ma anche sotto quello turistico.

Essi sono diventati un target sicuro, una linea che graficamente rimane più costante.

Possiedono infatti 2 caratteristiche fondamentali: stipendio garantito e tempo a disposizione.

1°) La sicurezza economica intesa non solo come quantità di danaro ma come l’incessante ricezione di esso (non dipendere da nessun contratto che scade o ditta che chiude) e la pressoché invariabile agenda economica familiare (la nuova casa, un altro figlio in arrivo).

2°) Il turismo nasce da qui: dal tempo a disposizione.
Non dover fare i salti mortali per prendere giorni di ferie al lavoro, farli coincidere con il compagno/a, pensare al rientro dei bambini a scuola ecc. permettono di avere maggior tempo libero e sicuramente una elasticità temporale maggiore.

E allora vai di gite, pellegrinaggi, crociere, serate in balera, escursioni in montagna, giornate alle terme (“Sai, è per salute…”).

Se all’inizio possono essere impauriti e reticenti, dopo qualche giretto (extra) regionale li senti parlare di aeroplani e apparecchi presi (quant’era che non sentivo usare questo termine), e appellativi esteri spesso verbalmente rivisitati.

La macchina economico-turistica se ne è accorta da un po’, sfornando sempre più prodotti ad hoc, perché paradossalmente sono loro i turisti del prossimo futuro!

Ma lasciando perdere questo “trattatino semiserio” ti consiglio di partecipare ad una gita fuori porta con un nonno/a uno zio/a.

La varietà di scelta è alta, tutti organizzano di tutto, parrocchia, sindacato, associazione di volontariato o sportiva.

Ovunque trovi locandine biglietti o depliants pubblicitari.

Ma la cosa migliore è affidarsi al tuo compagno di viaggio, saprà lui scegliere.

Oramai conosce l’accompagnatore che passa a casa ad illustrare il percorso, e poi c’è il gruppo, il suo gruppo, amici, conoscenti, ex-colleghi di lavoro e vicini di casa.

Il giorno della gita, parti molto in anticipo ma ricorda sarai comunque l’ultimo ad arrivare (Non so se anche qui c’è stato Murphy).

Sali sul bus, ti sarà riservato un posto nelle ultime file (diavolo! Sei tu il pischello), di fronte a te solo teste dorate e color perla si alternano come una scacchiera.

Che non ti venga l’idea di dormire, sonnicchiare, assopirti per un minuto solo perché ieri hai lavorato e stamani la sveglia è suonata alle 5 di mattina! (“Allora in genere ti svegli tardi?” Ti verrà domandato); qui si chiacchiera come fosse l’ultima volta che si possa fare e quasi certamente si ascolta musica di dubbia datazione.

Con la parrocchia si canta… pure… altrimenti spiegazioni ripetute della giornata che andrai a vivere, punti d’incontro, orari, biglietti con numeri di cellulari in caso qualcuno si perda (Hey, tutti hanno il cellulare), e non sono ancora le nove.

Colazione: qualche agenzia turistica la offre.

Nel parcheggio, tavolino da campeggio, paste fresche, termos di caffè e succo di frutta.
Ma non avevano tutti la glicemia alta?

Ti soffermi via via su ognuno di loro: rossetti vermiglio e magliette con strass per le signore, pantaloni e camicie a maniche lunghe per i signori.
“Cavolo dovevate dirmelo che si veniva ricambiati?” (vestiti a festa)

Il sito turistico è raggiunto, l’accompagnatore spiega nuovamente che qui bisogna tornare e che quello è il numero da chiamare (ancora?!!).
E poi via, ognuno del suo passo, ognuno con il suo sottogruppo di amici.

Difficile tenerli in silenzio anche solo per la manciata di minuti dedicati alla spiegazione. “E’ ora? Quale ora?” “Di pranzo! Di già?”

Di sicuro mangerai al ristorante, quasi sicuramente molto bene, certamente tantissimo (“Bene, sono ripassati con i vassoi”) e tu pensi “Ma come fanno a mangiare così tanto e non sentirsi male?” “Non dà problemi il bus durante la digestione?”

Dopo circa un ora e mezzo siamo pronti a ripartire, non prima di essersi date una passata di rossetto.
Tu hai la classica crisi postprandiale dalla nonna, loro no.

Il giro continua, poi si acquistano souvenir.
Ecco è l’ora di risalire.
Ognuno al suo posto, la giornata è finita, neanche per sogno.

Nel migliore dei casi si guarda un film, altrimenti via di barzellette sconce, una dietro l’altra, a raffica, irripetibili.

Anche le signore ne raccontano di ogni.

Se la cena non è compresa e se non ci si ferma per un panino tornerai al punto di partenza in serata, non tardi.
Stordito.

Un esperimento più sociale che social: hai fatto contenta tua nonna, tuo nonno o chi vuoi tu e in fondo ti sei anche divertito.

Articolo di
Silvia Balcarini