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La “pace” di Bangkok – Foto di Cristiano Guidetti

 

Dopo più di 2 anni voler rivivere le sensazioni e le emozioni provate durante il viaggio in Thailandia?

Ti sembra normale?

Sono istantanee di un viaggio, a me è capitato di decidere una meta leggendo le sensazioni provate dall’autore di un articolo e quindi… perchè non consegnare le mie alla rete?

Ecco alcune “fotografie” della mia Thailandia:

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Il caldo che ti colpisce quando esci dall’aeroporto

Ho forse provato il caso estremo, partito da casa mentre scendeva la neve, con maglione, giaccone, ecc… e arrivato con temperature estive.
Dopo 12 ore di aria condizionata, aria non reale, priva di umidità, uscire dal terminal alle otto di sera con la notte che sta calando e i 35 gradi umidi di Bangkok.
Sì, ti arrivano tutti e 35 in gola come liquido caldo e ti sbattono in faccia in un modo che forse preferiresti uno schiaffo, dolore fulmineo certo, ma dura un momento soltanto.
Il corpo inizia a sudare, cerchi dentro te stesso quella calma che dovrebbe farti smettere di grondare ma è inutile, il tuo corpo non ne vuole sapere, non capisce più nulla, in sole 15 ore è arrivata l’estate e lui ti sta lanciando maledizioni da ogni poro.

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Il caos di Bangkok e i suoi angoli di calma, il suo grande fiume

Il traffico, i blocchi di cemento che tengono su lo skytrain, migliaia di auto, motorini, tuk tuk.
Semafori a cui si formano macro assembramenti di mezzi e persone, un tutt’uno che allo scattare del verde parte rombando lasciando dietro di se’ solo fumo e ombre.
Non pensare sia la stessa cosa che puoi vedere a Londra o New York, nelle metropoli asiatiche E’ diverso.

Il caos di Bangkok

Il caos di Bangkok – Foto di Cristiano Guidetti

 

Allo stesso tempo lasci la strada principale o semplicemente giri un angolo e ti trovi in “porzioni di spazio” di calma assoluta, una statua votiva, qualcuno che passeggia e questa volta è la tua mente che non capisce, non è abituata a cambiamenti così rapidi.
E poi c’è il fiume, il Chao Phraya, percorrerlo ammirando i templi e i grattacieli, due mondi lontani che convivono sopportandosi, è una delle esperienze che rimarrà dentro di me per sempre.

Il fiume Chao Phraya

Il fiume Chao Phraya – Foto di Cristiano Guidetti

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La famosa serata a Bangkok con Andrea, Kevin e Summie

In un ristorante a due passi dallo skytrain, in cui da solo, neanche se la fortuna mi baciava dalla testa ai piedi, sarei finito.
Rimpiango solo che la tecnologia “social mobile” non fosse ancora così sviluppata, a quest’ora avrei almeno 50 immagini di quella serata, tra scatti di piatti da “instagrammare” e foto di gruppo da postare live.
O forse è stato meglio così???
Comunque… lunga vita a chi pasteggia con il Sang Som*!

*Rum prodotto in Thailandia, credimi è ottimo.

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La pace del ristorante a Chiang Mai

Sono momenti che cerchi tutta la vita, durano pochi secondi e valgono più di qualsiasi vincita o affermazione.
Sono i momenti in cui ti rendi conto di essere felice e in pace con te stesso.
Sinceramente: negli ultimi anni ne ho vissuti pochi, anzi… visto che quando arrivano ne faccio tesoro, posso dire con certezza che negli ultimi 5 anni ne ho vissuti solo due.
E uno proprio a Chiang Mai al ristorante Number 9, in un angolo del quadrilatero che delimita il centro.
Appena arrivato in città, capisci all’istante che te ne sei innamorato, ti siedi al tavolo di un ristorante qualunque, scelto solo perchè vedi thailandesi e occidentali assieme.
E’ sulla strada, non ha una cornice che ti ricorderai, nemmeno la cucina arriva a livelli da consigliartelo, onesta sì ma nulla più.
E allora perchè?
L’unica risposta che ti posso dare è che attimi del genere non li programmi… arrivano nel bel mezzo del nulla e TU devi goderteli, racchiuderli, proteggerli e tirarne fuori il ricordo quando ti servirà, in un futuro magari incerto.

Una farfalla si posa tranquilla…

Una farfalla si posa tranquilla… – Foto di Cristiano Guidetti

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Il massaggio “Lanna” fatto a Chiang Mai

Ancora merito di Andrea, è stato uno dei consigli regalati durante “la” serata.
Se vuoi concederti qualcosa di più rilassante rispetto al classico thai massage, quello “lanna“, sviluppato nel nord della Thailandia, è una coccola vera e propria, il solo ricordo di quelle 2 ore tra profumi e oli mi porta nuovo rilassamento.

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La fatica e il sudore versato per salire sul Wat Tham Sua

Ne ho già scritto, e di sicuro non è un’esperienza per tutti, ma salire 1.237 gradini uno diverso dall’altro per raggiungere un tempio è un traguardo che mi rende ancora fiero.
Le condizioni in cui ero al termine della salita erano deplorevoli, così inversamente proporzionali alla mia felicità da rendere quello un attimo quasi eroico.

Al Wat Tham Sua il cartello che spaventa!

Al Wat Tham Sua il cartello che spaventa! – Foto di Cristiano Guidetti

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Il curry rosso mangiato a Krabi

Dopo aver passato 16 giorni mangiando solo cibo thailandese, provando quasi tutto, arrivi al momento in cui credi di essere temprato, di aver foderato il palato e la gola con una pellicola più o meno immaginaria che ti proteggerà dal piccante più estremo.
Sbagli di grosso caro mio!
La mia penultima sera in Thailandia ho scelto un pollo al curry rosso da una delle bancarelle per strada, il venditore con cui avevo scambiato qualche battuta la sera prima mi ha avvertito che “forse” era troppo piccante per me, ma con un sorriso da veterano ho risposto che non c’erano problemi.
Il primo cucchiaio che ho messo in bocca mi ha tagliato le gambe, ha demolito ogni mia sensazione di grandezza riportandomi alla condizione di piccolo, povero e sprovveduto turista occidentale.
Le labbra sfiorate dal cucchiaio erano in fiamme, la bocca una palla di fuoco e l’unico sapore che percepivo era quella sorta di amaro lasciato dal peperoncino.
Devi capire: io amo il cibo piccante, a dir la verità in Europa non sembra mai abbastanza forte per i miei gusti.
A Krabi ho provato con un secondo boccone ma è stato l’ultimo… mi sono alzato e ho ammesso la sconfitta.

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Per questo articolo… a qualcuno la colpa si può dare 🙂

Se ho messo giù questi pensieri sconclusionati la colpa è di Andrea, expat a Bangkok cui ViaggioVero e il sottoscritto devono tanto e Cabiria, travel blogger “malata” di Asia di cui amo maestria e delicatezza nell’utilizzo delle parole.

Son cavoli vostri se li volete seguire, sappiate che poi ci si ritrova a sognare e a scrivere cose del genere…

Un saluto,
Cristiano