Buenos Aires

Buenos Aires – Foto di Silvia Balcarini

 

“Peccato non poter raggiungere Buenos Aires con un paio d’ore d’aereo…” è quello che continuerai a ribadire dopo esserci stato, anzi mentre ancora calpesti la sua aria.

Io già mi ci vedo con il mio piccolo trolley salire insieme ad amici su un’aereo di una compagnia low cost per un week-end lungo o per un fine settimana di shopping (la mia carta di credito non regge oltre le 24 ore), cultura e sollazzo.

Questa è una capitale che assomiglia a tante altre e nel frattempo possiede un carattere tutto suo che saprà sedurti in breve tempo.

Del resto un adagio della città recita: “Dio è ovunque ma riceve solo a Buenos Aires.

Ogni guida riporta un confronto innegabile con Madrid, le avenide, la famosa 9 de Julio, simbolo dell’indipendenza del paese è il corso più largo del mondo ben 125 metri, la avenida de Mayo praticamente passeggi sulla Grand Via de Madrid, le facciate dei palazzi qui l’architettura rinascimentale italiana e francese percorre l’intero centro a scacchiera fino al suo ombelico Plaza de Mayo, la piazza delle madri dei desaparecidos.

Buenos Aires o Madrid? Buenos Aires seguro!

Buenos Aires o Madrid? Buenos Aires seguro! – Foto di Silvia Balcarini

 

Per non parlare del teatro Colon uno dei più famosi e grandi teatri al mondo per l’arte lirica.

E che dire di Parigi?

Perché l’osservare lo “chiccoso” quartiere della Recoleta non ricorda benissimo l’eleganza parigina?
E perché si viene a zonzo da queste parti?

Per le gallerie, i negozi cari (Plaza Pellegrini, vie Ortiz, Quintana, Lopez, Alvear), ma soprattutto per il cimitero monumentale e l’animata Plaza de Francia, tanto per non sbagliarsi.

E quante sono le città europee (e non) che hanno riconvertito la zona del molo (docks) in quartiere di svago e alla moda?

Benvenuto a Puerto Madero.

Puerto Madero e la Fragata Presidente Sarmiento

Puerto Madero e la Fragata Presidente Sarmiento – Foto di Silvia Balcarini

 

Si viene qui non solo per l’aperitivo ma semplicemente per farsi vedere e per attraversare il ponte della Mujer, l’ingegneristico ponte bianco che possiede due parti fisse ed una che si apre, per il passaggio delle navi, in meno di due minuti.

La sera la zona è illuminata e l’acqua ne riflette la luce, ancora più piacevole e stracolmo di portenos (con la tilde sopra la enne).

Se hai tempo spingiti ancora più in giù verso la Costanera Sur e visita il museo dell’inmigracion, qui come a Ellis Island sono passati molti dei nostri connazionali.

Impossibile non nominare la cartolina di Buenos Aires, il simbolo della nascita della città, del suo valore storico ed economico: la Boca con la sua stradina più famosa il Caminito, appunto.

Il Caminito

Il Caminito – Foto di Silvia Balcarini

Prendi il taxi e visitalo durante il giorno, è sconsigliato addentrarsi fuori dall’area più turistica e assolutamente girare a piedi dopo il tramonto.
Fabbriche dismesse, ponti e navi arrugginite da una parte (curiosità: qui il giovane e povero immigrato greco Aristotele Onassis trovò il suo primo impiego) e dall’altra le case, in lamiera o legno, basse o su palafitte, allegramente e coloratamente stravaganti disseminate in poco più di due strade.

La Boca, Buenos Aires

La Boca, Buenos Aires – Foto di Silvia Balcarini

 

Logicamente molto turistico è incontestabilmente adorabile e allietato da musica, ballerini di tango, negozietti, pittori.
La storia narra di un bambino povero Benito Martin Quinquela (in italiano Chinchella), cresciuto e diventato pittore decide di aprire qui nel suo quartiere una scuola e per renderla allegra la colora, la povera gente porta con sé i colori gli uni differenti dagli altri e così si crea agli inizi degli anni trenta questo arcobaleno brillante nella zona più povera della città, l’imBOCAtura del porto.
Adesso poco più in là le case fatiscenti degli italiani (i più numerosi all’epoca), in particolare genovesi hanno lasciato posto agli uruguaiani, peruviani e altri disgraziati.

Ah, quasi dimenticavo, la Bombonera o Boca junior è poco distante da qui, per chi vuole c’è anche il museo, oppure la si può vedere colorata di giallo e azzurro passeggiando per le stradine circostanti, e leggendo sul marciapiede, in puro stile Hollywood, il nome delle stelle dello sport.

Un piede alla Bombonera Boca Junior

Un piede alla Bombonera Boca Junior – Foto di Silvia Balcarini

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Ma ecco il “mio” quartiere, San Telmo, il più vecchio: una volta ospitava le famiglie bene che presto si trasferirono altrove, specie nella Recoleta, perché qui arrivavano spesso epidemie logoranti.
Al loro posto la classe media italiana.
Stradine di sanpietrini dispensano negozietti di antiquariato, caffè, rigattieri, ristorantini eleganti (ma non trendy), scuole di tango, gallerie e spazi d’arte.

Negozio di San Telmo

Negozio di San Telmo – Foto di Silvia Balcarini

 

Qui le ore passano senza che tu te ne accorga.
In alcune stradine trovi vecchi magazzini adesso più o meno riconvertiti e ristrutturati.
Passeggia lentamente osservando le case coloniali divise, e non, in piccoli appartamenti, bighellona disinvolto per le calle intorno a Plaza Dorrego, il fulcro del quartiere con il suo mercatino.
Poi Calle Defensa, fermati per la classica foto sulla panchina insieme a Mafalda al numero 700 (anche tu non sapevi che il suo disegnatore fosse di qui? Neanch’io) e vai in Bolivar, Calvo, calle Chile, Balcarce, Paseo Colon se vuoi arriva fino a Parque Lezama.

Mafalda di Buenos Aires

Mafalda di Buenos Aires – Foto di Silvia Balcarini

 

La domenica in San Telmo c’è il famoso mercato a cielo aperto, un’occasione in più per visitare il barrio.

Il Mercado di San Telmo

Il Mercado di San Telmo – Foto di Silvia Balcarini

 

Io in questo quartiere ci ho dormito.

Te lo consiglio se come me non vuoi dormire nel “centro” perché è troppo da grupponi con bus(oni), non ti puoi permettere la Recoleta, la Boca ti fa paura e Palermo è un po’ fuori mano.

Il nostro viaggio alla scoperta di Buenos Aires non è di certo finito qui… a presto!

Articolo di
Silvia Balcarini