Teufelsberg, la montagna del Diavolo

Teufelsberg, la montagna del Diavolo – Foto di Mariangela Traficante

 

Il cielo sopra Berlino… a volta sa essere limpido, di un azzurro intenso come quello che ci accompagna quando scopriamo un luogo, un altro, sorprendente di questa città dove la Storia è viva.

All’Ovest, in cima a una collina che prima non c’era, c’è Teufelsberg.

Di certo non la prima attrazione che viene in mente a chi visita Berlino per la prima volta, ma un luogo della memoria che ti consiglio di segnare per il tuo prossimo viaggio da quelle parti.

Teufelsberg, la montagna (o collina) del Diavolo: anche se la nostra guida giura che il nome nulla ha a che vedere con la sua storia, ma è piuttosto solo un toponimo, riesce difficile pensare a un appellativo più adatto per questo posto.

Perché visiti Teufelsberg e vivi quello che a suo modo è un concentrato di ciò che è berlino: la storia, lontana e prossima, la “gentrification” (cioè la tendenza a imborghesire vecchi quartieri magari popolari ma oggi sempre più trendy), la street art, il fascino di una città che racconta, l’intraprendenza dei suoi (giovani) abitanti e, non ultimi, i posti strani.

Perché Teufelsberg si trova alle porte occidentali della città, nel Grunewald, e altro non è se non una ex stazione di ascolto e intercettazione degli americani che, da Berlino Ovest, cercavano di tenere sotto controllo ciò che accadeva al di là del Muro.
Usa-Urss, Guerra Fredda, Europa divisa… non ti senti già catapultato in un film di spionaggio?

A Teufelsberg si può arrivare in macchina, lasciandola in uno dei parcheggi alle pendici della collina e salendo a piedi, oppure anche con la S-Bahn, la ferrovia leggera berlinese.
Alla fermata Grunewald una guida “scorterà” i visitatori fino all’entrata.

Graffiti a Teufelsberg

Graffiti a Teufelsberg – Foto di Mariangela Traficante

 

Si può visitare in due modi, pagando semplicemente un biglietto di 7 euro che ti dà diritto a girare per un’ora nel sito (ingresso ogni ora dalle 12 fino al tramonto), attraverso i suoi passaggi coperti fino alle piattaforme più alte per ammirare i graffiti e i murales che ne fanno un’incredibile museo della street art a cielo aperto.

Oppure partecipare a una delle visite guidate storiche che l’associazione organizza ogni sabato e domenica intorno alle 13.
Costa 14 euro, dura due ore e io te la consiglio vivamente, sarai accompagnato attraverso la Storia da esperti preparati o, addirittura, da veterani Usa che proprio qui lavorarono prima della chiusura.
Come dire, un tuffo in un film da Guerra Fredda ma con voci vere.
Unico must: serve sapere bene l’inglese, o il tedesco.

Graffiti a Teufelsberg

Graffiti a Teufelsberg – Foto di Mariangela Traficante

 

Percorrerai corridoi bui, stanzine, grandi androni, torrette con cupole in cima.
Senza contare la vista mozzafiato, a 360 gradi, su Berlino e i suoi boschi intorno.

Ma soprattutto ascolterai una storia incredibile, come spesso solo questa città, suo malgrado, sa raccontare.

1915: ancora in tempi imperiali inizia la prima speculazione edilizia e i boschi alle porte della città vengono macinati dai nuovi quartieri.
Grunewald riesce a sfuggire a questo destino grazie a un provvedimento che lo rende “intoccabile” per l’edificazione.

1937: ben altra speculazione lo attende però alla vigilia della Seconda Guerra Mondiale.
Il Governo nazista non si fa certo scrupoli a calpestare il provvedimento, anche perché i piani sono, a modo loro, grandiosi: Grunewald deve diventare il biglietto da visita di quella visionaria creazione chiamata Germania e che nelle intenzioni di Hitler e Speer doveva diventare la Capitale del mondo.
Si inizia a costruire la facoltà tecnica dell’università ma poi la Storia prenderà ben altro verso.

1951: Il Dopoguerra e due problemi, l’embargo a Berlino Ovest e la necessità di far piazza pulita delle immense quantità di detriti e rovine ancora eredità della città distrutta.
E come accade anche altrove, 26 milioni di metri cubi qui diventano una collina: ecco Teufelsberg, che addirittura diventa il parco divertimenti invernale dei berlinesi ovest: piste da sci e da slittino, tanto per intenderci, con tanto di gare.

1963: Ma la vita sportiva della montagna del Diavolo è breve.
Arrivano gli anni ’60 e gli americani la scelgono per intercettare ciò che accade all’Est.
Lo faranno praticamente fino alla caduta del Muro, arrivando a popolare la stazione in 1500, americani ma anche britannici.
Anche se non è dato sapere come nel dettaglio: bisognerà aspettare il 2022 per l’apertura degli archivi e allora sì che ci sarà materiale abbastanza per nuove storie di Guerra Fredda.

Intanto, però, di suggestioni nel posto ce ne sono abbastanza per far galoppare la fantasia, con qualche aiutino, come i macchinari, tra i pochissimi oggetti lasciati indietro da alleati e squatter, che servivano a distruggere i documenti.

E poi ci sono i globi, una volta bianchi oggi sporcati artisticamente da graffiti e incisioni, gonfi di plastica e che inevitabilmente ti fanno pensare a scenografie post-atomiche.

I globi a Teufelsberg

I globi a Teufelsberg – Foto di Mariangela Traficante

 

E poi c’è la cupola più alta, cupa al suo interno come i graffiti che gli street artist hanno scelto di lasciare qui, e misteriosa grazie a un effetto acustico dalla strana eco.

E’ da pochissimi anni, in realtà, che la stazione è visitabile in maniera diciamo “legale”.
E questo è un altro incredibile tassello della sua vicenda molto berlinese.
Negli anni ’90, infatti, fu addirittura rilevata da una società che ne voleva fare appartamenti privati – di lusso – e perfino un hotel 5 stelle.

Ora, con i piedi ben piantati in mezzo a una delle piattaforme che svettano sulla collina, con i muri tappezzati di graffiti, la dose di fantasia per immaginarci al centro di un loft deluxe dev’essere ben più forte di quanta ne servirebbe per vedersi spia americana negli anni ’70, ma tant’è.

Fortunatamente i progetti si sono arenati, e dopo anni di squatter e vandalismi oggi Teufelsberg è data in concessione a un’associazione, Verein Berliner Teufelsberg, che rende visitabile questo luogo così particolare.

Articolo di
Mariangela Traficante