Fiori e artigianato

Fiori e artigianato – Foto di Luca Vivan

 

Il viaggiatore sogna luoghi lontani, vede davanti a sé minareti che cantano al tramonto, templi aggrovigliati nel profondo delle foreste pluviali, colori sgargianti mossi dal vento nelle bandiere di luoghi sacri, sente il profumo delle spezie e degli incensi, assapora il delicato tè o il piccante di cibi preparati su foglie di banano.

Poi torna a casa e come il protagonista de “L’alchimista” di Paulo Coelho scopre che il suo tesoro è laddove è sempre stato.
E non basterebbero cento vite per scoprire tutti gli angoli di quel tesoro che chiamiamo Italia.

Viaggiare sembra voler dire andare lontano e attraversare frontiere, eppure imparare a a conoscere un po’ di più il territorio in cui si abita è già un modo per oltrepassare i confini, quelli dei pregiudizi e delle proprie abitudini ad esempio.

Il Friuli, nonostante alcuni sforzi dell’ente regionale per il turismo, rimane ancora oggi una nicchia, forse perché gli stessi suoi abitanti non ne riconoscono il valore.

Così, montagne selvagge o piatti della tradizione rimangono inesplorati e sconosciuti.

I castelli di Strassoldo sembrano sonnecchiare lontani dai flussi turistici della vicina Aquileia, risvegliandosi dal loro torpore in alcuni momento dell’anno, in autunno e in primavera, quando le loro stanze e i loro giardini si riempiono di artigiani e fiori.

Le dimore nobiliari del Castello di Sopra

Le dimore nobiliari del Castello di Sopra – Foto di Valentina Cipolat Mis

 

Di origine longobarda, erano stati costruiti come semplici fortificazioni sulla strada che dalla potente Aquileia conduceva fino a nord, verso le regioni dell’attuale Austria.

La loro particolarità è di essere stati edificati su un’isoletta e in una terra di risorgive, che mantiene costante la temperatura del terreno, attorno ai 13 gradi, ideale per crescere piante esotiche e che un tempo garantiva la coltivazione del riso.

Con il tempo i castelli si sono fatti meno austeri e sono diventati delle dimore nobiliari; seguendo le mode dei secoli, si sono arricchiti di piante e giardini.

Terra di risorgive e fiumi

Terra di risorgive e fiumi – Foto di Valentina Cipolat Mis

 

In ottobre e nel fine settimana delle Palme, queste ricchezze botaniche e storiche si aprono al pubblico e diventano un mercato.

Seguendo la guida della contessa Strassoldo che ha aperto il cancello del parco del Castello di Sopra ho potuto conoscerne un po’ la storia e soprattutto godere della quiete di questo luogo.
Tra ippocastani, querce e magnolie si passeggia accanto ad aiuole in cui crescono varietà di rose antiche, della Cina o dell’Inghilterra.

La quiete nel parco del Castello di Sopra

La quiete nel parco del Castello di Sopra – Foto di Valentina Cipolat Mis

 

Il silenzio e la presenza di piante secolari invitano alla meditazione e infatti simili parchi erano disegnati secondo una geometria simbolica, frutto di un’epoca dove era ancora vivo il senso di un legame profondo tra uomini e Natura, dove scienze come l’alchimia e l’astrologia erano di casa nei salotti dei nobili.

Ninfee e statue, nel parco del Castello di Sopra

Ninfee e statue, nel parco del Castello di Sopra – Foto di Valentina Cipolat Mis

 

Gli alberi secolari, i ruscelli, le rose, sembrano prendere per mano il visitatore e portarlo nel giardino delle delizie, centro simbolico del parco, dove gli è permesso di vivere un’esperienza totale, capace di nutrire tutti i sensi: la vista viziata dai fiori e le piante, l’udito solleticato dal canto degli uccelli o dal vento che agita le foglie, l’odorato riempito dal profumo della terra bagnata dalle acque e dalle infiorescenze, il tatto deliziato dalle cortecce, i petali e ogni superficie vegetale, il gusto coccolato dai frutti dell’estate e dell’autunno.

Un angolo di meditazione nel parco del Castello di Sopra

Un angolo di meditazione nel parco del Castello di Sopra – Foto di Valentina Cipolat Mis

 

Un ultimo sguardo alle acque e ai dettagli di un pozzo, lascio il parco e continuo la visita tra le stanze dei castelli dove artigiani di tutta Italia espongono ogni genere di manufatto.

Non serve muoversi poi tanto per torvare delle spezie, bancarella all'interno del Castello di Sopra

Non serve muoversi poi tanto per torvare delle spezie, bancarella all’interno del Castello di Sopra – Foto di Valentina Cipolat Mis

 

Quello che attrae di più la vista è però il mercato aperto, dove tra piante rare o biologiche, stoffe dell’India e cibi locali, mi nutro della bellezza creativa dell’uomo.

Si fa l’ora del pranzo e anche qui la scelta è ampia, tra vari stand di ristoratori del luogo, decido di provarne uno che in contro tendenza al cibo fast food tipico delle sagre, propone piatti della Carnia: mi lascio tentare dal frico, dai cjarsons, un impasto simile ai ravioli tipico delle zone alpine del Friuli, da un bicchiere di Schioppettino, vitigno autoctono di questa regione e della Slovenia, e per soddisfare la voglia di dolce, dalle frittelle di mele, altro piatto della tradizione montana.

Come nel giardino delle delizie, sento di aver soddisfatto i miei sensi, soprattutto quello sottile che si nutre di bellezza, delle opere d’arte, delle storie dei luoghi, della natura e dell’alimentazione, così lascio Strassoldo e prima di tornare a casa, decido di concludere la giornata dando un veloce saluto alla vicina Aquileia, località della mia infanzia.

Articolo di
Luca Vivan