Entrando a Ronda

Entrando a Ronda – Foto di Silvia Balcarini

 

Ronda, Spagna.

La mia guida riportava un sacco di salamelecchi: Ronda di qua, Ronda di là.
All’arrivo in auto una delusione. La delusione principale è dovuta a quella ricerca affannosa e fastidiosa dell’immagine da cartolina che subito ricerco senza sosta appena varcato il cartello stradale della città. (che dici, ne dovrei parlare con uno specialista?)
Le mura antiche alla rotatoria sembrano segnare l’entrata nella zona focale e invece delineano il restringimento della carreggiata e il passaggio successivo sul ponte.
Qui sì che la città, perché di questo si tratta, non mostra alcunché tranne la mia ricerca oramai testata varie volte di un parcheggio sotterraneo a lunga sosta.
Parcheggia in questa zona, la parte nuova.

Scendendo dall’auto prosegui sull’arteria principale (Virgen de la Paz), quella che riporta al ponte principale (Nuevo).

Ronda Ponte Nuevo

Ronda Ponte Nuevo – Foto di Silvia Balcarini

 

Scorgerai alla tua destra il giardino pubblico (Paseo de Blas Infante e de los Ingleses, alameda del tajo).
Se non è la tarde, ossia il pomeriggio ore 17-18 (e non dire che non ti do informazioni dettagliate) vai oltre, altrimenti, entra.
Qui è bello il panorama dal terrazzamento ma soprattutto è il fulcro del ritrovo delle famiglie nel post-lavoro-prima-di-cena: schiamazzi, andirivieni, palloni, rollerblades, musica.

Continuando sempre sulla destra c’è Plaza de Toro con l’arena più antica della Spagna, praticamente è qui che nacque la Corrida come la si intende oggi, ma tutto ciò mi lascia indifferente. Visitabile.

Poco prima del ponte, in Plaza d’Espana, sulla destra, c’è un percorso da fare a piedi per vedere ancora il panorama sulla valle e sulla parte frontale di Ronda, quella incriminata dalla storia più antica. Non ti consiglio invece di scendere per andare a vedere il ponte fotogenico di Ronda, non si vede niente di ché, nemmeno il panorama.
Non andrai però fallito, il biglietto si aggira su un paio di euro.

Per la cronaca, l’ingegnere del ponte, a costruzione ultimata sporgendosi, è cascato di sotto.
L’“idea ingegnosa” fu utilizzata per i nemici durante le varie guerre, si risparmiavano persino le pallottole.
Oltrepassato il ponte (sì sempre il solito) subito a destra inizia la zona pedonale e in fondo a questa stradina c’è il percorso in discesa che ti porta al punto panoramico (al ritorno è in salita).
Va fatto c’è poco da dire, una decina di minuti e raggiungi un buon punto di osservazione poi il resto risulta un po’ incolto e tenuto non bene se pensiamo che di fatto è il punto panoramico più famoso della città.

Lo stradello infatti proseguirebbe a valle ma di fatto s’interrompe tra erbacce oramai troppo alte e fitte per essere ignorate.
Ecco questo è di fatto una prima bella angolazione di Ronda, una di quelle che cercavo.
Lo strapiombo, le rocce, il ponte.
Gli ingredienti ci sono: è bella. La passeggiata continua o meglio inizia.
Ci si addentra nella zona pedonale, le viuzze, i palazzi, le case.
Il bello adesso si vede.
Le piazze all’ombra regalano non solo refrigerio dal sole ma piacevoli soste che si alternano a una andatura flemma che coincide poi al circostante.

Anche le chiese sono interessanti, se hai la fortuna di trovarle aperte, fai capolino.

Quando ho raggiunto Plaza Duquesa de Parcent ho sceso la scalinata, ho attraversato la strada e ho gironzolato nel minuscolo quartiere scendendo in basso fino alle torri all’entrata.

Ronda Plaza del Duquesa de Parcent

Ronda Plaza del Duquesa de Parcent – Foto di Silvia Balcarini

 

Risalendo invece ho visitato il piccolo museo del bandolero.
Molto carino e per tutti anche per i bimbi. Foto, ritagli di giornale, vestiti, riproduzioni sceniche ma anche un’enorme biblioteca che testimonia quanti libri, fumetti e film sono stati creati dal mito del brigante buono o comunque sempre dalla parte dei più deboli.
Prosegui per la strada che ti conduce ai bagni arabi e al ponte vecchio.
Anche solo dall’alto è bella la gola con il fiume in fondo e si scorgono bene i bagni che se hai tempo puoi visitare.
Altrimenti il mio consiglio è quello di attraversare il ponte e subito a sinistra entrare nel parco terrazzato de Cuenca.
Ecco un’altra immagine da cartolina, (ma difficoltosa da fotografare nella sua interezza), merita una sosta sulla panchina.

Terrazzino andaluso: Ronda

Terrazzino andaluso: Ronda – Foto di Silvia Balcarini

La mia guesthouse non può che essere nella parte nuova, dove gli alloggi sono più economici.
L’arredamento è talmente datato che appare uscito dalla macchina del tempo ma è pulito e l’acqua della doccia è calda. Promosso.

Posizionato in una strada animata da caffè, ristoranti e negozi conduce a una piazzetta muy linda, Plaza del Socorro e piacevolmente animata da spagnoli e pochi turisti.
Se ti trovi anche tu da queste parti cena alla Bodega del Socorro.
Assaggia le melanzane fritte al miele e prima di schifarti ne sarai diventato dipendente.

Ronda: Plaza del Socorro

Ronda: Plaza del Socorro – Foto di Silvia Balcarini

 

Il socorro ti servirà per uscire, dopo vino tinto, melanzane fritte e insaccati, vivo. Un altro appello al romanticismo.
Se la serata è giusta e soprattutto sei con la persona giusta, un giro in carrozza tra le viuzze storiche prendilo in considerazione, deve essere molto suggestivo. La mattina arriva presto, approfitta del mezzo meccanico per passare dal Templete de los dolores fino a Plaza de los descalzos.
E proprio lì uscita dalle mura di Ronda che ho un flash.

Faccio nuovamente il giro e prendo subito a destra, proprio sotto le mura, una curva a gomito, strettissima, sembra di entrare in casa a qualcuno, proseguo lentamente, la strada è considerata a due corsie ma è molto stretta e sconnessa, è il cosiddetto camino al fondo del Tajo.

Ronda, camino al fondo del Tajo

Ronda, camino al fondo del Tajo – Foto di Silvia Balcarini

Trovata!

E’ questa l’immagine delle immagini, quella che avevo in mente dall’inizio!

Da quaggiù si vede tutta: lo strapiombo, le arcate del ponte, gli edifici.

Evviva.

Articolo di
Silvia Balcarini