Priene

Priene – Foto di Silvia Balcarini

Ero incerta se lasciare Selçuk dormendo quindi altrove oppure organizzarmi in quella che si chiama escursione: l’andata e ritorno in giornata.

La soluzione è arrivata dopo aver guardato la mappa stradale, fatto due conti dei chilometri ma soprattutto considerato il tipo di strada e ascoltato le parole certe del proprietario del mio alloggio. Verdetto: conviene tornare indietro. Adesso ti dico di cosa sto parlando.

L’obiettivo erano i tre siti: Priene, Mileto e Didyma.

La questione era: dormire vicino Didyma, oppure tornare indietro in giornata?

Alla prima impressione sembrava che la prima decisione fosse quella giusta, poi mi sono accorta che dovendo riprendere l’autostrada il giorno seguente, ci voleva lo stesso tempo o forse più sia da Didyma che, pur essendo tornata indietro, da Selçuk. Spero di essermi spiegata, praticamente, dormi nuovamente a Selçuk.

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Priene è il primo sito che si incontra, il più grande, il più bello. Si trova sopra una collinetta, venendo via, facci caso, il tempio di Atena si scorge anche da lontano. Le colonne, la collocazione, la loro verde cornice, tutto fa si che il tempio sia evidenziato e simbolo dell’intero sito. Essere più alto rispetto all’ampia zona verde circostante e avere la montagna alle spalle, regala a tutti la sua scenografia.
Il sito non è piccolo ma essendo ben riunito lo si gira bene in un’oretta.

Si entra salendo per le scale non proprio comode (ma sti greci e sti romani non lo sapevano che i gradini devono essere costruiti con un rapporto matematico per facilitare la pedata? E i percorsi turistici hanno poi mantenuto la tradizione… Grrrh!), si esce scendendo per un sentiero sassoso. Niente di cui aver paura o di immensa fatica, per il restante si cammina in piano.

Un’altra chicca del sito è il teatro (e poi si dice che visto uno visti tutti: “Ma fammi il piacere!”) non di grandi dimensioni, né riccamente decorato, ma è ben incorniciato dagli alberi, dalla pace circostante, ben restaurato e con particolari che i miei occhi non avevano ancora incontrato. Subito evidenti le poltrone in prima fila decorate con zampe di leone, potercisi sedere mi trasforma subito in una persona importante. E ancor più evidenti le colonne che delimitavano il palcoscenico dalla zona riservata agli attori; non solo il tutto è ben riconoscibile e ben conservato ma è di chiaro tratto ellenico.

Priene: il teatro

Priene: il teatro – Foto di Silvia Balcarini

Continuando il giro, la basilica, il buleuterion, l’Agorà…
Insomma ormai l’occhio si è abituato e li distingue anche tra l’erba!

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Tornando sulla strada allo stop gira a destra come lo annuncia un cartello e il tuo navigatore, si prosegue per Mileto. Sulla via in uno dei tanti paesini fermati per il pranzo; è un’occasione per dare uno sguardo in più e per assaggiare la cucina locale. Io ho scoperto un dolce fatto in casa, tanto semplicissimo quanto enigmatico: una frolla che frolla non era, alta solo 4 mm ma non dura ne biscottata con sopra del miele… Attenzione… Il miele stanca, io non lo amo molto, questo però sembrava fosse diluito, più delicato al palato, meno appiccicoso e con sopra un trito di frutta secca che passata nel forno emanava un profumino! Spazzolato tutto alla fine del pranzo, in caso contrario gli ultimi pezzi li avrei messi in tasca! Che sia miele di pino che miele non è? Chi sa parli!

Mileto è famoso per il teatro e quello c’è da vedere e soprattutto, si può agevolmente vedere. Il sito è tenuto male, erba alta, nessun percorso visibile, i pochi e coraggiosi turisti si arrampicano o cercano varchi per raggiungere gli obiettivi.
Il teatro è proprio di fronte all’entrata, veramente maestoso. Sali più che puoi percorri il perimetro, avrai un’ampia vista sulla valle e sul resto.

Mileto, teatro

Mileto, teatro – Foto di Silvia Balcarini

Ti consiglio di salire dalla parte sinistra per poi scendere dall’altro lato così se vuoi puoi proseguire subito la visita. Meritevoli di una sosta (se non hai tempo poi anche uscire dal sito) sono o meglio sarebbero: i mosaici posti all’interno dell’edificio di chiara moderna costruzione, peccato che nessuno ci spazzi, sono quasi completamente ricoperti di polvere; il portico rimesso su forse solo per invogliare i turisti a venire quaggiù; il Delphinion, che personalmente non avevo mai visto, e qui si può chiaramente riconoscerne la pianta circolare; le terme di Faustina a destra dell’antica moschea, si vede bene quanto fossero grandi e si possono scorgere alcuni particolari cliccabili.

Particolare di Mileto

Particolare di Mileto – Foto di Silvia Balcarini

Piccola storia: prima di uscire sono andata in bagno, passando davanti a quello degli uomini, da cui è uscito un vecchietto che, come al solito parlando in turco, mi chiedeva qualcosa, ho subito pensato che dovessi pagarlo o comunque offrire una mancia, cercando nella borsa il signore mi ha fermata e mi ha fatto capire che voleva sapere se il bagno era pulito e munito di carta igienica in modo da non entrare troppo spesso nel bagno delle signore. Che gentleman!

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E per completare il cerchio, Didyma (Yenihisar).
Il sito è, letteralmente, il tempio di Apollo, visibile benissimo anche dall’esterno. Gira intorno alla cancellata, lo si vede bene in ogni suo lato e secondo me lo si ammira per la sua grandezza più da lontano che da vicino. Ovviamente attraente di notte essendo illuminato. (beh se avessi dormito qui…)
Mi ha fatto ridere la storia. Questo tempio ospitava un oracolo che ovviamente a pagamento non leggeva le carte, come succede adesso, ma le interiora di una capra. Sono passati millenni ma le abitudini sono dure a morire.

Didyma: il tempio di Apollo

Didyma: il tempio di Apollo – Foto di Silvia Balcarini

Tornando agilmente a Selçuk prosegui per Sirince a 8 km dalla città. Arrivando verso le 17 ho potuto fare un bel giretto in libertà per questo curioso paese, la maggior parte dei turisti se ne era andata oppure stava per andarsene.

Sirince, Turchia

Sirince, Turchia – Foto di Silvia Balcarini

Da lontano si nota al primo colpo che l’architettura risale all’epoca greca. Forse le finestre in fila tutte quadrate. Case tradizionali non ristrutturate trovano ancora posto vicino a dimore di charme ristrutturate e abbellite. Alla base della collinetta c’è un mercato, non ti dico di non vederlo (mai!) ma di lasciarlo alla fine, sali e addentrati nelle stradine, prosegui a zig zag, ci sono prospettive differenti, persone cordiali, case pittoresche.

Non dimenticare di visitare l’antica chiesa (purtroppo piena di scritte) e di assaggiare il vino locale che non è altro che un vino leggero prodotto utilizzando ogni tipo di frutta (more, mirtilli, melone, l’immancabile melagrana ecc). Buono. Ti consiglio di berlo all’Orient Cafè in fondo al mercato, di fronte al parcheggio, il gestore è molto disponibile e il prezzo a mio avviso meno caro. Dopo l’aperitivo poi scegliere se rimanere a cena o tornare subito in città.

Il vino di Sirince

Il vino di Sirince – Foto di Silvia Balcarini

La giornata è durata 24 ore ma non ci giurerei.

Articolo di
Silvia Balcarini