Liberty Island e la Statua della Libertà

Liberty Island e la Statua della Libertà – Foto di Silvia Balcarini

La Statua della Libertà è un simbolo di New York, presente su tutte le cartoline e in ogni fotografia che identifichi la Grande Mela.

Venire qui e non vedere la statua con la fiaccola alzata sarebbe paragonabile ad andare a Roma e non vedere il Colosseo oppure non salire sulla Torre Eiffel a Parigi; eppure mi sono accorta che la maggior parte delle persone che sono state in questa città non sono salite su questo famoso monumento. Da dove nasce questo paradosso?

Semplice, visitare la Statua non è così semplice né lo si può decidere all’ultimo momento, parola, di chi non ce l’ha fatta. Entro nel dettaglio.

Ci sono due tipologie di visite: la prima consiste nell’entrare nella parte bassa della statua, praticamente ai piedi. All’interno antiche foto dell’assemblaggio, la sua storia ecc…

La seconda ti permette invece di salire fino alla corona per ammirare il panorama da lassù. Ovvio che quest’ultima sia la più ambita. Peccato però che sia a numero chiuso. Nel mio caso, per darti un’idea, ho cercato di prenotare un mese e mezzo in anticipo prima della mia partenza, sfogliando i giorni nell’arco dei 13 di permanenza in città, nessun posto era prenotabile.

Di più, non vi erano biglietti fino a due mesi dopo. Puoi provare attraverso il sito:

=> http://www.statuecruises.com/choose_tickets.aspx

Detto questo, ti dico comunque di non perdere questa esperienza: raggiungi l’isola di Liberty Island per poter vedere da vicino la magnificenza della Signora e il panorama della città sullo sfondo. Puoi raggiungerla in traghetto dalla punta meridionale di Manhattan (in realtà anche dal New Jersey).

Annota che occorre l’intera giornata. Cerca di essere in mattinata in Battery Park, tranquillo parco immerso nei grattacieli. Passa il Castle Clinton (che ospita la biglietteria e la postazione per cambiare il City Pass con il biglietto) e adesso mettiti in una delle file transennate, passa il controllo dei biglietti ed entra nella grande sala dove vengono effettuati i controlli. Ti consiglio di non portare con te lo zaino capiente ma qualcosa di piccolo. Valgono le regole dei controlli aeroportuali. Dopo di che puoi salire sul traghetto. Questa prima parte può durare un’ora o molto di più, dipende dal periodo, dal giorno della settimana, ecc…

Battery Park

Battery Park – Foto di Silvia Balcarini

I traghetti che continuamente arrivano e ripartono fanno tutti lo stesso circuito: prima Liberty Island, Ellis Island, Liberty Island, Battery Park. Considera che è il traghetto a pagamento dato che, fatta eccezione per l’entrata alla Corona, l’accesso alla statua è gratuito. Idem l’accesso al Museo dell’Immigrazione.

Ecco un’altra esperienza che non molti turisti italiani si riservano. Se puoi non tralasciarlo. Anzi il mio consiglio è quello di proseguire subito per il museo, non scendere come fanno tutti sull’isola dove è posta la statua ma proseguire al prossimo stop.

Museo dell'Immigrazione, Ellis Island

Museo dell’Immigrazione, Ellis Island – Foto di Silvia Balcarini

Arrivato al museo prendi subito l’audioguida gratuita in italiano che si rivela utilissima (presente anche la spiegazione adatta ai fanciulli) non tanto al pian terreno ma appena saliti le scale, nella prosecuzione del museo. Anzi il mio consiglio è ancora una volta di effettuare “al contrario” il giro partendo dalla parte vera e propria del museo, quella al secondo piano e solo alla fine raggiungere la zona posta alla sinistra della schiera di valigie, bauli e carrelli posti al centro della hall del museo.

Appena ti appare la grande sala in cima alle scale la riconosci, è in tutti i filmati, le foto storiche o i film che narrano della grande immigrazione americana. Premendo i numeri ti verranno raccontati in maniera molto semplice e per niente noiosa, con dati, numeri, storie personali, cosa avveniva in queste sale e su tutta l’isola. Nelle varie stanze ci sono teche che raccolgono frammenti, utensili, tutto ciò che può fornire ulteriore informazione alla narrazione. Attento, oltre ai numeri posti al muro ce ne sono altri, considerati di approfondimento apposti in qua e là girando per la saletta.

Museo dell'Immigrazione

Museo dell’Immigrazione – Foto di Silvia Balcarini

Ascolta anche questi passaggi, ti riveleranno particolari interessanti che molto probabilmente ricorderai meglio del resto. Le storie di chi, ad esempio, per dimostrare che sapeva leggere ebbe l’arguta idea di recitare a mente un passo della bibbia scorrendo sotto mano la pagina. Di chi, ammalato e tenuto nell’ospedale, si sentiva un re, con 3 pasti caldi al giorno e il cinema una volta a settimana.

Se hai la fortuna di non trovare il museo affollato il giro è estremamente educativo e piacevole, adatto a tutti. Nella parte che hai tralasciato invece si racconta l’immigrazione meno recente, i primi coloni, le loro dure vite. Non tutto è tradotto né raccontato in audioguida.

Prima di uscire, sulla destra, puoi raggiungere la zona con i computer (a pagamento) con cui puoi accedere ai registri degli immigrati. Tutti abbiamo un lontano parente che adesso è americano. Non è semplice farne la ricerca, ci sono diverse opzioni da spuntare e rispuntare per poter riuscire a trovare chi si sta cercando. Molti sono inseriti con errori di ortografia, altri pur venendo dallo stesso comune sono stati registrati con il nome corretto, con una parte di esso, con il nome della provincia o semplicemente con la dicitura: dal Sud Italia. Per fortuna puoi chiedere aiuto alle persone con il tesserino che si aggirano tra le scrivanie.

Si emigra sempre per necessità e in cerca di una vita migliore.

È sempre un dolore lasciare la famiglia, la casa, la patria.

Ed è sempre una sfida riuscire ad integrarsi ed avere un’opportunità.

In ogni società, il razzismo, la discriminazione, il pregiudizio accompagnano da sempre l’immigrato.

Al ritorno, non dimenticare di mettere i piedi su Liberty Island forse accompagnato dal tramonto. In lontananza, la terra ferma luccica.

Articolo di
Silvia Balcarini