Le Poste Centrali, Saigon

Le Poste Centrali, Saigon – Foto di Silvia Balcarini

Pare che al nord guadagnino di più ma che, o lo mettono da parte oppure lo reinvestono nelle attività commerciali e si concedono solo motorini cinesi, a buon mercato.  Al sud invece spendono tutto e vogliono diventare occidentali:  chiacchiere per strada qui a Saigon.

Il nome ufficiale sarebbe Ho Chi Minh, dalla riunificazione in poi, ma qui non sembrano farci caso e scelgono l’opzione più corta e semplice, Saigon.

La differenza tra le due capitali, del nord e del sud, è netta. Qui si respira un’aria moderna, non so se la si possa considerare più  vicina all’occidente ma senz’altro più cosmopolita, modaiola, festante rispetto ad Hanoi.

La popolazione nata quest’anno è probabilmente destinata ad ingrassare. Si vedono già molti bimbi di 5 anni obesi. Nei supermercati gli snack dai colori e gusti innaturali non si contano, le bibite evidenziatore lo stesso. Il mio consiglio però è di darci un’occhiata: i supermercati danno sempre un’immediata temperatura della situazione sociale ed economica di un paese. Senza volerne trarre troppe lezioni, per carità.

Il fulcro della città è l’Hotel de Ville e il suo percorso pedonale, per altro da poco inaugurato che arriva fino al fiume, il mercato di Ben Thanh, la cattedrale di Notre Dame e le Poste Centrali; volendo puoi spingerti fino al palazzo della Riunificazione. È in costruzione la metropolitana e qui significa che tra poco sarà terminata.

Notre Dame a Saigon

Notre Dame a Saigon – Foto di Silvia Balcarini

Ci sono gli autobus ma io ti consiglio i taxi, i tassisti oltre che essere estremamente gentili (scendono e ti aprono lo sportello) amano conversare per migliorare il loro inglese e per sapere informazioni generali su di te: perché hai scelto la loro nazione, di dove sei, cosa ti è piaciuto.

Saigon è secondo me una città simpatica, merita di essere scoperta per qualche giorno, qualche locale moderno, un quartiere antico, un mercato, un centro commerciale. Peccato che non sia rimasta qualche giorno in più. Uffh.

Saigon in notturna

Saigon in notturna – Foto di Silvia Balcarini

Ma Saigon ha rappresentato anche altro per me. Da casa avevo contattato un’associazione con sede ad Hanoi  formata da studenti che studiano l’italiano e che per praticarlo accompagnano in maniera gratuita i viaggiatori che ne fanno richiesta. Tu devi solo pagare loro i mezzi pubblici, il pranzo o le consumazioni, ed eventualmente le entrate nei musei.  Eventualmente puoi dare una mancia a titolo di beneficenza per la scuola, io ho preferito portare un dolce tipico delle mie parti che potessero assaggiare insieme.

Il sito è www.ciaovietnam.org.

Devi solamente mandargli una mail, presentarti, comunicare la data che ti interessa, il nome e l’indirizzo dell’hotel e a quale tipo di tour vuoi partecipare, i principali sono giro città, o cibo da strada.

Purtroppo ad Hanoi non è andato a buon fine. Il mio consiglio è quindi di ricontattarli poco prima della tua partenza o del tuo arrivo scrivendo bene dove alloggi e soprattutto lasciando il tuo numero di cellulare e facendoti dare il cellulare dello studente che incontrerai. Il mio problema è stato infatti quello che, non avendo internet sul telefono, perché troppo costoso, ricevevo le mail solamente in hotel oppure al ristorante. Questo ha complicato il tutto ed è saltato per ben due sere il nostro incontro. Che peccato.

Mi sono fatta più furba per Saigon. Il sito parla solo della città di Hanoi ma scrivendo comunque a loro ti mettono in contatto con l’università di Saigon. Mi raccomando lasciatevi i numeri dei cellulari, altrimenti per cambiamenti orari, ritardi ecc non vi sarà possibile incontrarvi. Quasi dimenticavo. Ricorda che gli sms si pagano quando si inoltrano e quando si spediscono (anche se la tua compagnia ti dice di no nella realtà è così), quindi cerca di mandare sms corti, chiari e con parole semplici, altrimenti saranno dolori per il portafoglio e la comunicazione tra voi.

Nella hall sono arrivati 3 ragazzi giovani, un lui e una lei amici e compagni di scuola e il ragazzo di lei che studia cucina italiana, lavora come cuoco e vuole migliorare la lingua italiana per poter fare poi uno stage in Italia. La ragazza, più spigliata, ha parlato molto fin da subito, aveva con sé carta e penna. Abbiamo conversato su molti argomenti, dalla famiglia, al matrimonio, il lavoro, la scuola, musica, film,  ecc.

La prima sera il tema era cibo in strada, ma inizialmente siamo andati a cena in un ristorante. Ci hanno raccontato che hanno avuto non poche difficoltà e problemi con turisti italiani per quanto concerne il cibo al di fuori di certi ristoranti e io non fatico a crederci. Il giorno seguente invece  continuando il giro turistico per Saigon, messa da parte la vergogna di non conoscersi, siamo usciti dalle strade battute e abbiamo perfino pranzato in un ristoro famoso tra i locali.

Se vuoi fare anche tu questa esperienza, io mi sono trovata benissimo, ti consiglio di aggiungere un giorno di permanenza a Saigon per due motivi, il classico giro turistico ha una marcia più lenta che con una guida classica, in più c’è un po’ di fatica anche da parte tua nel parlare correttamente, più lentamente oppure nel ripetere certi concetti o per interpretare quello che ti viene detto. Secondo aspetto, hai la possibilità di scoprire quartieri, mercati, locali che non riusciresti a vedere nello stesso modo o con la stessa facilità.

Devo dire che è stato un po’ difficile salutarci, credo non ci fossimo stancati a vicenda di stare insieme e chissà se non potrò rivederli in Italia.

Un paragrafo a parte lo merita il museo della Guerra del Vietnam, guai a non visitarlo. È un museo che io definisco frontale, non ci sono interpretazioni da fare, studiare o leggere; tutto sta lì davanti, ti vengono incontro i manifesti e le fotografie  delle proteste globali contro una delle “guerre più ingiuste” della storia, ci sono i pezzi di artiglieria pesante, i mezzi corazzati esposti, le foto dei combattenti da entrambe le parti, la ricostruzione delle celle per i prigionieri, qualcuno si spaventa e sussulta guardando dentro.

Il museo della guerra del Vietnam, Ho Chi Minh

Il museo della guerra del Vietnam, Ho Chi Minh – Foto di Silvia Balcarini

Arnesi da tortura, le foto dei civili, la bambina che alza le mani…  Il disgusto e lo sdegno arriva all’apice all’ultimo piano con gli effetti dei milioni di litri scaricati di bombe al napalm, al fosforo, all’agente arancione, il famoso defogliante e diserbante, utilizzato nell’intento di distruggere il riparo dei vietnamiti: la giungla, la terra, anch’essa una vittima di guerra. Persone ustionate ma soprattutto una carrellata di mostri, aborti che in realtà sono persone: bambini, adulti e feti.

Che la guerra non finisca quando si pone una firma qui è ancora più evidente,  puoi incontrare di persona giovani deformi nati dopo il 1975, la fine politica della guerra, loro invece, da quelle  bombe lanciate decine di anni fa ne sono stati ugualmente colpiti.

Articolo di
Silvia Balcarini