Il Ta Prohm è inconfondibile

Il Ta Prohm è inconfondibile – Foto di Silvia Balcarini

Dopo averti dato i consigli pratici per visitare Angkor Wat in Cambogia (guide comprese), ecco secondo il mio parere, i templi e le zone del sito che non devi perderti assolutamente.

Ta Prohm

Ta Prohm costruito da Jayavarman VII e dedicato alla madre mi è piaciuto fin dall’entrata con il suo “decumano” che ti indica la strada altrimenti persa nella giungla; e questa che a mo’ di arco custodisce al suo interno “il prezioso”, che continua a darti un caldo benvenuto con i suoi sovrapporta cesellati. La natura qui regna sovrana continuando ad inghiottirlo come farebbe una piovra. L’avvolgente che copre, sovrasta, sconquassa rendendolo unico. Dire che sia l’emblema del gioco e del film Tomb Raider di Lara Croft (altre scene sono state girate in altri tempi) e lo rende ancora più stritolato dalle molteplici braccia e bastoni da selfie.

Il Ta Prohm

Il Ta Prohm – Foto di Silvia Balcarini

Fai caso alle divinità scolpite sulle colonne, qui si vede chiaramente il passaggio dall’induismo al buddismo. Gli artisti hanno in qualche modo riqualificato i disegni e le opere per la nuova religione. La seconda parte del tempio è sicuramente meno interessante, abbisogna di un grande restauro.

Angkor Thom

L’Angkor Thom con il Bayon è irresistibile e se ci arrivi al tramonto è il top. Le sue 216 facce di Lokesvara ti osservano ovunque ti trovi, un po’ come la Gioconda, che autorevolezza dovevano incutere in chi le vedeva nel 1100. Difficile che le foto ti soddisfino, l’insieme senza il particolare non coglie nemmeno lontanamente quello che è dal vivo. Non mancare la vista dei lunghi bassorilievi, differenti da quelli di Angkor Wat. Qui sono le scene di vita quotidiana, di guerra tra i Khmer e i Cham, di festa che scolpite più in profondità e quasi a correre mi risultano, a me profana, di più facile comprensione.

Una delle tante facce del Bayon che ti scrutano

Una delle tante facce del Bayon che ti scrutano – Foto di Silvia Balcarini

Questo tempio avrebbe bisogno di essere un po’ “spazzolato” in superficie dato che il tempo, il clima hanno scurito pesantemente le pietre.

Terrazza degli Elefanti

La maestosa Terrazza degli Elefanti si affaccia sulla grande Piazza, semplicemente salire fa mettere i panni del re. Mentre solamente dalla parte sottostante puoi riuscire a distinguere bene dove si trovano gli elefanti, ossia, verso le estremità. Un mistero invece, il doppio muro con bassorilievi identici (ovviamente quelli interni sono ben conservati), che si possono ammirare dal lato della terrazza del Re Lebbroso per secoli utilizzata per la cremazione dei sovrani.

Chi avrà deciso di allargare la terrazza e abbellirla con gli stessi bassorilievi, ma soprattutto perché?

La Terrazza degli Elefanti

La Terrazza degli Elefanti – Foto di Silvia Balcarini

Porta a sud di Angkor Thom

La Porta a Sud di Angkor Thom, la grande città che richiama la “zangolatura dell’oceano di latte” con le divinità, i demoni che afferrano il naga Vasuki. I templi all’interno della città sono stati costruiti in più epoche. Il più famoso imperatore Jayavarman VII dopo aver riconquistato l’impero invaso dai Cham nel 1177 fa costruire potenti mura protettive ed il Bayon, ristruttura altri templi ecc…

Beng Mealea

Beng Mealea fa parte dei templi più distanti dal gruppo precedente, per la maggior parte è completamente un puzzle, mi risulta quindi difficile dirti perché mi abbia coinvolto, forse per la differente prospettiva, dato che camminando anche sulle passerelle si può osservare dall’alto, o perché essendo anch’esso incorporato dalla vegetazione crea un’atmosfera tranquilla e… fresca.

Ed è sempre qui che si ha la possibilità di arrampicarsi sulle piramidi di rocce e natura, passare sotto gli anfratti e sentirsi un po’ degli archeologi venuti per prendere annotazioni importanti. La gemma di questo tempio è all’entrata, ma ti consiglio di soffermartici alla fine, ti rimane sulla sinistra. È il Naga più bello di tutti quelli visti nei templi da me visitati.

Banteay Srei

Il più chic è per me Banteay Srei. Unico tempio induista-shivaista costruito da un bramino (sacerdote induista) e non da un sovrano. Esso è tutto basso e compatto con la sua pietra cangiante dal rosa, l’arancio e rosso, in ogni modo si presenti la luce lo rende caldo ed elegante. Capisci subito perché viene anche chiamato la cittadella delle donne. Talmente è riccamente e finemente decorato che starai attaccato alle mura esterne per decine di minuti cercando d’imprimere degnamente sulla tua scheda di memoria dettagli delle biblioteche e delle torri. Fatica inutile, ciò che puoi percepire stando qui non entrerà mai in una foto.

Il gruppo di templi di Banteay Srei

Il gruppo di templi di Banteay Srei – Foto di Silvia Balcarini

Preah Khan

Preah Khan te lo ricorderai di certo avendo molti elementi caratteristici. Primo, fu costruito vicino a un grande bacino. Fu qui Jayavarman VII sconfisse i vietnamiti dell’impero Champa. Secondo, sono 72 i Garuda (creatura metà uccello e metà uomo, veicolo di Vishnu) all’interno e all’esterno che circondano il grande perimetro. Uno enorme ti da il benvenuto. Terzo la presenza di un Lingam originale (organo maschile) inserito in una Yoni (organo femminile). La struttura come è facile capire serviva con l’utilizzo del latte per celebrare il rito shivaista della fertilità. In ultimo la singolare struttura a colonne circolari che pare confermare l’influenza e quindi il contatto con la civiltà ellenica del regno Gandara. Elemento strano e visibilmente a contrasto con il resto.

Prasat Preah Vihear

Ci vuole l’intero giorno per visitare il Tempio Prasat Preah Vihear al confine della Tailandia. Questo tempio è stato conteso dalla due nazioni, ci si è fatti la guerra per ottenerne il possesso. Alla fine è intervenuto il tribunale dell’Aja e lo ha assegnato alla Cambogia. Questo però non ha messo del tutto la parola fine alla vicenda. Ancora adesso la zona è sorvegliata dai militari armati di tutto punto che però se la dormono qua e là indisturbati. Insomma si può visitare con tranquillità.

Il grande complesso di Prasat Preah Vihear

Il grande complesso di Prasat Preah Vihear – Foto di Silvia Balcarini

L’unica cosa portati il passaporto, essendo zona di confine devi mostrarlo.

Costruito a cavallo di 3 secoli da sovrani ovviamente differenti colpisce per la zona in cui si trova, su un’enorme collina aperta circondata in lontananza dall’abbondante vegetazione. L’area è estesa e i templi all’interno sono lontani gli uni dagli altri, cosa strana per i canoni dei templi induisti. I templi di per sé non mi hanno colpito, mi ha conquistato invece la scenografia differente in cui sono collocati che dona loro immenso respiro e autorevolezza. Una sorta di Macchu Picchu cambogiano! Insomma come avrai capito a me è piaciuto anche questa escursione!

Phnom Kulen

Quello che invece mi ha lasciata indifferente è Phnom Kulen. Le colline simboleggianti il monte Meru erano considerate sacre, era qui sopra che vivevano le divinità induiste. Per questo i primi templi furono costruiti sulle montagne. Questa è considerata dai Khmer la montagna più sacra della Cambogia perché in questo luogo nel 802 d.C. venne consacrato il primo Re Montagna. Ci sarebbero circa 30 templi disseminati nella vegetazione. Nella realtà se è vero che si può salire sopra una grande roccia e visitare un piccolo tempio funzionante ed assistere alle preghiere, il tutto risulta molto moderno e per niente coinvolgente. La cosa più divertente è la salita in motorino con i ragazzi padroni del mezzo, della strada dissestata e curvosa.

Rito su una collina di Phnom Kulen

Rito su una collina di Phnom Kulen – Foto di Silvia Balcarini

Se hai ancora tempo ti suggerisco il piccolo Preah Palilay, tra gli ultimi templi costruiti prima della caduta dell’impero, il Neak Pean immerso nel lago e racchiuso da due serpenti intrecciati, Koh Ker la splendida piramide verdeggiante… cavolo mentre ti sto facendo la lista dei templi che ti consiglio e che vorrei vedere ho in mente solo una cosa: io in questo luogo ci devo tornare.

Per chi vuole approfondire o semplicemente sapere di cosa si tratta la zangolatura dell’oceano di latte:

=> http://www.marcofintina.com/public/ita/pagina.asp?ID=386

=> http://www.engramma.it/eOS/index.php?id_articolo=266

Articolo di
Silvia Balcarini