Tiffin Wallah new york

Mentre mi sposto lungo i tragitti, ho il piacere di gustare molte tra le tante bellezze che ogni viaggio offre.

Non solamente gli occhi diventano “macchine da presa“, ma c’è un altro senso capace di raccogliere e registrare esperienze…

Parlo del gusto, o meglio, del palato.

Quante volte ti sarà capitato di esaltarti dinnanzi a piatti tipici o al contrario, sentirti profondamente delusa/o?

Una pietanza locale è capace di racchiudere in sè caratteristiche della zona, più di qualunque altra attrazione…

Nell’istante in cui il palato si sposa con la mente, nasce un connubbio perfetto per vivere appieno il luogo.

Mi trovo a New York, nella metropoli dove non si trova un piatto “tipico” che ricalchi ciò di cui ho appena parlato.

Esitono parecchi fast food, cibi take away, tutto quello che presuppone il “cibarsi” velocemente per evitare di soffermarsi più del dovuto.

I newyorkesi si spostano a gran velocità, alcuni ancora con il cibo in bocca mentre salgono e scendono da un taxi all’altro.

Interessante vedere questo aspetto marcato della cultura americana.

Ciò nonostante mi sono imbattuta in un ristorante che mi ha permesso di godere il gusto di un cibo del tutto nuovo, fatto di sapori unici e inimitabili: il ristorante indiano.

Cosa accumuna questa cucina con New York?

Molto.

A New York esiste tutto e non esiste niente, è una città in grado di offire tra le più svariate tipologie di cibi, racchiudendo milioni di etnie e di conseguenza milioni di modi di mangiare.

Questo è il fascino della grande mela, proprio perchè non ha una cucina tipica, ma tante…

Il ristorante si chiama Tiffin Wallah e si trova a tra la Lexington Avenue e Park Avenue sulla 28th Street.

Ti lascio la posizione precisa:

=> Dove si trova Tiffin Wallah

Dall’esterno potrebbe lanciare un’apparenza tetra, quasi squallida, ma non appena varcata la porta d’ingresso mi rendo conto di quanto la crosta esterna possa essere un abbaglio.

Ristorante elegante, dai profumi speziati e dai colori caldamente vivaci.

Il gestore indiano mi fa accomodare a un tavolo poco più avanti, portandomi il menù…

Il menù…

Difficile da interpretare; mi volto e vedo due ragazze consumare un ghiotto piatto misto.

Decido che avrei preso proprio quello.

Il gestore, soddisfatto, illustra il contenuto del piattone, dicendomi che avevo appena compiuto un’ottima scelta!

Nell’attesa mi guardo intorno: il locale non smentisce l’origine indiana di appartenenza.

Quadri della dea Kali contribuiscono a dare alle pareti un senso mistico, che viene a poco a poco a frantumarsi lungo il corridoio che ospita tavoli imbanditi.

La luce è fioca, l’atmosfera è pacata, il che và a scontrarsi con il caos che si sta consumando là fuori.

I camerieri hanno un aspetto simpatico e gentile, portano con estrema galanteria i piatti e si accertano che tutto vada per il meglio.

E’ il mio turno!

La presentazione è inattaccabile, ben disposta sul piatto e con un sentore alquanto piacevole.

Il contenuto è studiato nei minimi dettagli, persino i colori si incontrano in maniera ineccepibile.

Il solito gestore si accerta che io consumi il tutto assocciando adeguatamente le salse al resto.

Ogni cibo è infatti accompaganto da una salsina che esalta i sapori e li rende completi nella loro unicità.

Cerco di memorizzare e inizio l’esperienza.

Eseguo alcune prove e mi accorgo di quanto cambi il gusto nello sposare insieme tutti gli aromi.

Sono indiscutibilmente sapori inusuali, che il nostro palato fatica ad accettare, ma non per questo rifiutare…

Mi pare di essere in una fetta di India, contornata da piacevoli commensali e valorosi professionisti di sala.

Le spezie emergono dal piatto, spiccano per la loro decisione.

Se dovessi descrivere ciò che ho mangiato…

Beh, non ce la farei, ancora oggi me lo chiedo…

Credo anche che se non avessi approfittato delle mie vicine di tavolo, avrei ordinato chissà quale mescolanza di sapori…

Ma sarebbe comunque andata bene…

D’altronde, ogni cosa serve per ripristinare quel senso di nuovo e inesplorato che spesso manca nella nostra mente…

E cosa c’è di meglio che sperimentarlo a tavola?

Magari mangiando prorpio cibo indiano.

Ciao,
Chiara