Foto di Simona Marsella, pista per Djama

Sono trascorsi 10 giorni di viaggio e siamo arrivati alle porte del Senegal.

Per l’ingresso in questo paese occorre avere il passaporto in corso di validità per almeno 6 mesi: non servono visti o vaccinazioni e per guidare è sufficiente la patente italiana.

Arrivando dalla Mauritania ci sono due punti dove poter passare la frontiera: Rosso e Djama.

Il primo è assolutamente sconsigliato: è molto affollato e inoltre prevede una parte di attraversamento in traghetto, con conseguente aumento dei tempi e dei costi.

Optiamo quindi per Djama, anche se l’unico modo per raggiungerla è percorrere lunghe strade sterrate.

La difficoltà sta soprattutto nell’individuare la pista, tuttavia dopo aver chiesto indicazioni a diversi personaggi locali riusciamo a metterci sulla direzione giusta.

Impieghiamo circa 4 ore a percorrere i 70 kilometri di sterrato, nonostante ci avessero assicurato che ne bastasse una scarsa, ma in questo viaggio abbiamo imparato che il concetto di tempo in Africa è molto relativo.

In ogni modo sono ore piacevoli: è divertente infatti avventurarci in questa guida fuori pista un po’ insolita e soprattutto il paesaggio circostante è incantevole.

Attraversiamo infatti un parco naturale e riusciamo ad avvistare diverse specie di uccelli, oltre agli incontri con pittoreschi e variopinti personaggi che vivono lungo questa striscia di terra: per questo motivo diverse sono le soste che facciamo per scattare foto e fare riprese video.

Arrivati al confine riusciamo incredibilmente a sbrigare le pratiche doganali in poco tempo, ma all’ingresso in Senegal abbiamo una piccola sorpresa: ci mostrano un documento con cui si stabilisce che da giugno 2010 è stato ripristinato il carnet de passage per l’importazione temporanea di veicoli.

Anche qui la soluzione è semplice: basta pagare.

Grazie alla trattativa portata avanti dagli altri team che hanno attraversato la frontiera il giorno precedente e che sentiamo telefonicamente per avere conferma che non si stiano prendendo gioco di noi, sborsiamo “solo” 80 euro.

Ci rilasciano un lasciapassare valido solo per attraversare il paese allo scopo di raggiungere il Mali e della durata di 72 ore.

Dobbiamo quindi abbandonare la nostra idea di passare per Dakar: si trova fuori rotta e quindi potrebbero farci problemi.

Dopo 2 ore e altri 20 euro per documenti vari siamo ufficialmente in terra senegalese.

Appena superata la dogana c’è un piccolo chiosco dove una signora gentile prepara da mangiare uova e insalate e nel frattempo stipula assicurazioni per le automobili.

Noi approfittiamo dell’uno e dell’altro servizio e visto che ci siamo acquistiamo l’assicurazione anche per il Mali e ci togliamo il pensiero (circa 20 euro in tutto).

Fin da subito ci è chiaro che il Senegal è un paese dove la corruzione è molto diffusa, molto di più rispetto agli altri paesi nordafricani fino ad ora attraversati.

Non tarda ad arrivare la conferma.

Percorsi appena 10 km iniziano i controlli di polizia: a differenza di Marocco e Mauritania qui i posti di blocco non sono preannunciati da nessun segnale stradale di ALT e quindi è difficile riconoscerli.

Improbabili poliziotti con abiti militari sbucano dal nulla e ci fanno accostare: secondo loro abbiamo superato il limite di velocità di 30 km/h e il metodo usato per la rilevazione è molto scientifico, l’occhio.

Siamo stanchi e non abbiamo voglia di discutere, perciò paghiamo e proseguiamo.

Se passi da queste parti in macchina ti consiglio di mantenere la calma e rimanere fermo sulle tue posizioni: chiedi di avere la contravvenzione scritta e di poter andare in un commissariato per avere spiegazioni e pagare lì.

Questo è quello che facciamo quando 10 minuti dopo esserci rimessi in marcia ci fermano di nuovo: questa volta la presunta infrazione commessa è il non aver indossato le cinture di sicurezza posteriori.

Allucinante!

Soprattutto perché continuano a sfrecciare accanto a noi automobili con 7 persone a bordo, senza targhe e senza parti importanti come stop e frecce.

Inizia la contrattazione e noi non cediamo: adottando questa tattica dopo mezz’ora ci lasciano finalmente andare.

***


Foto di Simona Marsella, bimbi senegalesi

Il paesaggio intorno a noi è cambiato molto: è molto più verde e la vegetazione più rigogliosa.

Ma anche gli altri colori sono cambiati: la pelle delle gente del posto è più scura e i loro abiti più allegri e variopinti.

Si respira un’aria più spensierata, meno religiosa e austera.

E finalmente anche l’alcool non è più vietato e possiamo festeggiare il nostro arrivo in Senegal con una bella birra gelata e brindare insieme agli altri team del Dogon Challenge, che dopo giorni di guida forsennata finalmente riusciamo a raggiungere.

Per la prima volta dalla partenza siamo di nuovo tutti insieme, pronti a raccontarci le rispettive esperienze e situazioni affrontate fino a qui.

L’avventura continua…


Foto di Simona Marsella, i team del Dogon Challenge

Simona