Castel del Monte in versione notturna

Castel del Monte in versione notturna – Foto di Mariangela Traficante

 

Attraversare le Murge e veder stilarsi all’orizzonte la macchia bianca di Castel del Monte, solo e misterioso sulla vetta, è già di per sé un’emozione che ti fa fermare e pensare alla ricchezza dei nostri patrimoni Unesco nazionali (lui lo è dal 1996, nella World Heritage List).

Ma farlo al tramonto, per poi varcare la sua soglia col buio, è un’esperienza ancor più suggestiva.

Lo si può fare ancora, tutti i sabati fino al 30 settembre, grazie alla bella iniziativa Puglia Open Days, che già da qualche mese consente di scoprire le bellezze della regione con un programma di eventi ricco e rigorosamente gratuito.
E ben cadenzato, dato che ci parla di gusto il giovedì, di natura il venerdì e, appunto, di arte il sabato.

E dunque i prossimi sabati, dopo aver chiuso i battenti del pesante portone alle 19.45, Castel del Monte li riapre dalle 20.00 alle 23.00 per almeno due turni di visite guidate gratuite.

Fai in modo di arrivare al tramonto.

Prima di immergerti nel fascino delle sue sale, lo spettacolo del cielo che imbrunisce e dei raggi che filtrano tra i pini marittimi che circondano come in una corona l’altura è impagabile.

Non guardare giù verso il ristorante-pizzeria che ti accoglie appena parcheggiata la macchina e che spezza un po’ l’incantesimo del luogo, e chissà se, come è capitato a me, ti imbatterai in gruppetti di gente attrezzati con sedie e pranzo al sacco per un picnic notturno (con buona pace della “sacralità” del luogo ahimè…).

Goditi solo la vista, e il castello che ci ha lasciato Federico II, o chi per lui visto che ci sono dubbi cronologici sul fatto che lui possa averlo mai visto finito e ci sia stato stabilmente.

Di sicuro questo castello sulle Murge occidentali, vicino ad Andria, fu voluto e commissionato dall’imperatore e fu completato si pensa intorno al 1240, dieci anni prima della morte di Federico (che fu imperatore del Sacro Romano Impero dal 1211).

E tanto era poliedrico colui che fu definito anche Stupor Mundi e che nutriva forte curiosità nei confronti delle arti e delle scienze, tanto sono varie e più o meno originali le teorie fiorite intorno a questo misterioso gioiello.

Non ti saranno certamente sfuggite le fantasiose ipotesi circa la sua creazione e la sua identità.

Bene, nessun volo troppo pindarico dalle brave guide ufficiali che ti condurranno tra le sale, ma una serie di accurate teorie circa la sua funzione, queste sì, le potrai ascoltare.

Perché lo stupore di Castel del Monte è questo: ogni particolare, ogni dettaglio di una sala o di una parete può incastrarsi benissimo con una diversa ipotesi.

Una delle viste di Castel del Monte

Una delle viste di Castel del Monte – Foto di Mariangela Traficante

 

Quella più macroscopica è, ovviamente, la geometrica: ottagonale la pianta, sedici le sale, otto per ciascun piano, con torrette ottagonali agli spigoli del poligono.

Ottagono e cerchio, simboli esoterici? Osservatorio astronomico?

La splendida posizione in cima all’altura potrebbe spiegarsi così, ma anche come punto d’osservazione privilegiato per avvistare eventuali nemici e controllare il regno.

Solo che le feritoie nelle pareti sembrano troppo piccole e mal disposte per risultare davvero offensive in una vera fortezza.

E poi ci sono i “sedili” in pietra che decorano ogni parete del primo piano a far pensare che, magari, quello doveva essere luogo di arti e di studio.

Oppure – sì, è stata fatta anche questa ipotesi – una grande e imponente Spa del passato, luogo di benessere e bagni turchi.
D’altronde, l’influsso della Sicilia araba c’era.

E’ questo è il fascino di una visita guidata a Castel del Monte, che all’apparenza si presenta nudo, uniforme, e invece le sedici sale non sono mai uguali una all’altra.

E poi ci vuole anche una buona dose di fantasia, perché le devi immaginare rivestite di breccia corallina quelle del pianterreno, addirittura di marmi quelle del primo piano.

Bravi a coloro che vi lavorano e che riescono a farlo rivivere così bene!

Articolo di
Mariangela Traficante