Piazza Prampolini, la piazza principale di Reggio Emilia al tramonto

Piazza Prampolini, la piazza principale di Reggio Emilia al tramonto – Foto di Cristiano Guidetti

Frequento Reggio Emilia da vent’anni e sono in città almeno 3 giorni a settimana, in più ho vissuto per 3 anni in pieno centro storico.

Questa dovuta premessa per svelarti che sono rimasto stupito e felice di scoprire aneddoti e racconti su questa città che nemmeno immaginavo e che non trovi in quasi nessuna guida ufficiale.

Ho avuto la fortuna di passeggiare per il centro storico con il sociologo e professore Alberto Pioppi, nato a Reggio Emilia e innamorato della propria città. Una di quelle persone che continuo a non capire perché non vengano impiegate dalle amministrazioni pubbliche per dare una sferzata al turismo, con idee nuove e aggiornate (Piccola polemica).

Ma veniamo a noi e al tuo possibile itinerario nel centro storico di Reggio Emilia a caccia di queste 7 curiosità:

Il Parco del Popolo e il suo valore storico e ambientale nascosto

È il parco pubblico del centro storico di Reggio, proprio dietro il Teatro Municipale Valli; a prima vista, se attraversato con sguardo distratto può sembrare un parco qualunque, sono presenti giochi per bambini che distolgono dalla storicità del parco.

Un dettaglio del Parco del Popolo, la fontana monumentale

Un dettaglio del Parco del Popolo, la fontana monumentale – Foto presa da Wikipedia

In realtà stiamo attraversando un’opera di importante valore storico – il parco è stato realizzato dove sorgeva la Cittadella dei Gonzaga ed è stato progettato nel 1864 e poi trasformato e ampliato alla fine degli anni ’20.

È anche un luogo molto importante a livello naturalistico, sono infatti presenti alberi unici come i cedri del Libano, che arrivano a 150 cm di diametro nel tronco e 15 metri d’altezza, abeti rossi, il pino nero, platani di notevoli dimensioni e molto altro.

Per chiudere, all’interno del Parco del Popolo sono state posizionate statue di diverse epoche e che rappresentano un tesoro artistico nascosto, ma alla luce del sole. Alcune sono state spostate dalla Reggia di Rivalta e altre sono state donate da famiglie di privati agli inizi del 1900, statue di origine poco chiara e davvero originali, come la Fontana con l’elefante.

Alla ricerca della città romana: passeggiamo sul Cardo e sul Decumano

Reggio Emilia, come le tante città poste sulla Via Emilia, ha origini romane ed è possibile camminare su quelli che una volta erano gli assi principali della città o meglio di tutte le città romane.

Il Cardo, l’asse viario che andava da nord a sud e il Decumano, che attraversava il centro urbano da est a ovest o viceversa.
Il Decumano è semplice da individuare: è la conosciutissima Via Emilia.
Il Cardo non è più percorribile del tutto, è stato tagliato all’altezza di Piazza San Prospero, ma a nord è quella che oggi si chiama Via Roma, importante strada multietnica della città. Per poi riprendere in via San Carlo e Via del Guazzatoio e raggiungere il confine sud del centro storico.

All’incrocio tra le due strade, Cardo e Decumano, sulla via Emilia all’altezza di Via Roma è stata posta una targa sulla pavimentazione che ricorda quel punto come il centro fisico di Reggio Emilia e che da lì è stata disegnata la città. Attento a non essere investito mentre lo fotografi! 😀

Uno di primi graffiti italiani è a Reggio Emilia e dobbiamo ringraziare il “Popol Giost”

Questa curiosità la conoscono davvero in pochi. Nello stretto Vicolo Venezia, laterale di Via Roma (il Cardo di cui ho parlato prima) troverai vicino alla porta di una casa uno sbiadito murales in cui si legge “Il Popolo Giusto vuole la neve”, realizzato si pensa intorno agli anni ’40.

Ecco la storia: questa zona di Via Roma era la zona povera del centro storico, qui viveva il Popolo Giusto o “Popol Giost” in dialetto reggiano, quelli che faticavano a campare tra mille lavoretti. La frase ha 2 significati, il primo più pratico: se arrivava la neve il Comune utilizzava la gente povera per spalare e pulire le strade e quindi si riceveva un pagamento.
Il secondo significato, forse più profondo, racchiudeva un messaggio in codice contro il fascismo e la speranza poi realizzatasi qualche anno dopo, della caduta del regime.

Altra curiosità di questi luoghi e ancora più lontana nei tempi (si parla di ‘700 e ‘800): il popolo giusto aveva un linguaggio segreto, che solo loro potevano capire, una sorta di dialetto parlato al contrario, impossibile da capire e decifrare se non eri nato e cresciuto in queste strade.

Reggio Emilia nel medioevo era piena di canali e aveva pure le mura

Come ti dicevo prima, nella parte sud del centro storico il Cardo romano era quello che oggi è via del Guazzatoio, la strada che entra in Piazza Fontanesi.

A proposito… Piazza Fontanesi è quella che io considero la piazza più bella della città ed è ricca di aneddoti e curiosità e merita da sola un articolo quindi preparati.

Ma torniamo in Via del Guazzatoio, qui scorreva uno dei canali più grandi della città, il Canale Maestro, oggi ricordato anche dal nome di un ristorante. Continuando verso sud la strada sbuca su viale Montegrappa e ti trovi davanti l’unica parte di mura medioevali della città rimaste in piedi.

La curiosità è che questa parte di mura si è salvata dall’ignoranza delle amministrazioni comunali nei vari periodi storici grazie a un abuso edilizio. Un privato ha costruito una parte della sua abitazione a cavallo delle mura e per questo non è stato possibile demolirle.

Un ricordo sperando che tutte le strade vengano celebrate con i loro nomi storici

A Reggio Emilia da qualche anno si usa scrivere sotto il nome moderno della via anche quello storico e questo è una buona cosa perché risveglia la memoria e tiene viva una storia.

Purtroppo ci vergogniamo di alcune di queste e quindi non vengono ricordate. Un esempio: a due passi da Piazza Fontanesi trovi Via Monte Cusna, nel medioevo via delle Asinerie (o dell’Asineria) perché qui c’era una delle porte della città, quella che giungeva dalla montagna, Porta Castello e qui chi arrivava dai monti lasciava “parcheggiati” gli asini e i muli.

Purtroppo anche in questo caso rimane un solo anello arrugginito dei tanti che vi erano e che servivano per legarvi gli asini e farli mangiare e riposare. Lo trovi a circa metà della via, di fianco a una porta privata, un po’ come una caccia al tesoro.

In città, in pieno centro storico scorreva il fiume Crostolo

Sì, non tutti lo sanno ma il fiume Crostolo è stato deviato (ora scorre al di fuori del centro), ma in antichità scorreva dove ora sono le importanti strade via Ariosto e Corso Garibaldi. Soprattutto Corso Garibaldi è una delle strade della movida reggiana e degli aperitivi, la strada in cui ogni anno viene organizzata la sagra della Giareda, la fiera di Reggio Emilia.

Corso Garibaldi come appare oggi

Corso Garibaldi come appare oggi – Foto presa da Wikipedia

Ormai siamo convinti: Reggio Emilia era una città sull’acqua, anche se credimi… faccio fatica a immaginarmela.

Chiudiamo con una curiosità su Piazza Prampolini, la più importante di Reggio Emilia

Piazza Prampolini è la piazza centrale, la più grande e importante della città. Qui già nella storia e ancora oggi si concentravano i poteri forti, tutti insieme nello stesso luogo come a volersi controllare a vicenda.

Il potere amministrativo con il Comune – ti consiglio di visitare la splendida Sala del Tricolore dove puoi ammirare la prima bandiera italiana.

Il potere temporale con la Cattedrale, il Duomo di Reggio Emilia e la sede vescovile.

Il potere economico con il Banco dei Pegni nel passato e le grandi banche in tempi più moderni.

Ma ecco la curiosità: in questa piazza veniva organizzato il mercato dei tessuti e delle stoffe. In un angolo della piazza, dove ancora oggi sorge una sartoria vicino a Via Vittorio Veneto, su una delle porte che fanno parte del Duomo stesso sono scolpite due misure campione. In quel tempo si vendeva la stoffa a “braccia” e “pertiche”. La persona che acquistava al mercato veniva qui e verificava di non essere stato fregato dal commerciante in fase di acquisto misurando la merce appena acquistata.

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Queste 2 ore e mezza in compagnia del professor Pioppi mi hanno ancora una volta confermato di come può essere appagante e divertente conoscere luoghi attraverso le storie della gente e non solo la storia come la intendiamo. E soprattutto, quanto è bello farlo nella propria città.

Un saluto,
Cristiano