BioPhotoFestival

BioPhotoFestival – Foto di Alessandro Secondin

I luoghi dietro casa mi sorprendono sempre, con storie, spazi ed eventi che sembrano spuntare dal nulla, e che invece sono frutto del tempo e del sacrificio. L’ultima scoperta che ho fatto in Friuli, è stato il BioPhotoFestival, un festival di fotografia naturalistica nella Pedemontana di Pordenone, uno dei più importanti d’Italia.

Fotografare è ritrarre quello che c’è ma allo stesso tempo cercando di raccontare una storia, senza parole, per evocare quello che vorremmo. Oltre il ricordo, c’è l’opera d’arte, l’istante atteso e cercato per ore e anche mesi, che fissa un particolare e lo eleva oltre l’apparenza, che spesso sfugge. La fotografia naturalistica permette di dare estremo valore a ciò che i nostri occhi distratti non riconoscono, raccontando la bellezza della natura, per darle voce e proteggerla.

Il BioPhotoFestival è questo messaggio, di cura ai dettagli, di attenzione al volo del rapace, al raggio di luce, al filo d’erba, un invito a cercare la bellezza, che può essere trovata ovunque. Oltre gli stand delle “macchine”, i workshop per gli appassionati, le chiacchiere tra esperti, c’è in questo evento la passione di chi si dedica ad un talento, c’è la voglia di viaggiare nel mondo, per stupirsi dei fenomeni naturali e condividerli con gli altri.

BioPhotoFestival, gli interventi

BioPhotoFestival, gli interventi – Foto di Alessandro Secondin

Prima di andarci però non sapevo nulla di tutto questo. Ho sempre pensato che fosse un evento per addetti ai lavori e pur avendolo vicino a casa non ne sono mai stato attratto, finché non ho conosciuto Daniele Marson e Diana Crestan, gli ideatori e organizzatori del BioPhotoFestival. Dalle loro parole ho capito gli sforzi e la determinazione nel portare avanti una rassegna da cinque anni, a volte nell’indifferenza della provincia, che si interessa poco di ciò che le sta accanto.

Ho sempre avuto una certa attrazione per chi cerca di creare grandi cose nei “luoghi piccoli”, marginali rispetto alle città famose. Forse mi specchio nella loro difficoltà, di cercare bellezza e originalità quando in molti vedono solo la noia della routine. Eppure, quante energie, quante risorse e creatività esistono nella provincia!

Il BioPhotoFestival è un crocevia di fotografi e di naturalisti, di persone che seguono progetti speciali, come Marco Andreini che ci ha mostrato un documentario sui rapaci in via d’estinzione in Sicilia, o Bruno D’Amicis, che ha studiato e ripreso per tre anni le faggete più vecchie d’Europa, in un parco naturale tra Lazio, Molise ed Abruzzo.

Forest Beat, capriolo

Forest Beat, capriolo – Foto di Bruno D’Amicis

La tecnica, le aperture dei diaframmi, i cavalletti, diventano secondari, perché prima emergono le emozioni che spingono i fotografi a cercare animali, piante ed insetti, a vivere sospesi per ore, in cerca di un soggetto adatto, che poi diventa storia da condividere con il pubblico più vasto possibile, quello che ama la natura e che per fortuna è in crescita costante.

Quattro giorni di fine settembre diventano insegnamento, per gli adulti, ma anche per i bambini. Una mia amica ha portato qui i suoi figli ed uno di loro si è così impressionato davanti alle foto appese e alle proiezioni che ora desidera fortemente una macchina fotografica, non un telefonino.

Il bello del BioPhotoFestival è la sua dimensione intima, non bisogna fare fila per ascoltare autori che in altri eventi, anche vicini, richiederebbero lunghi tempi d’attesa. Per qualche giorno poi, il paese di Budoia si anima di persone che vengono da ogni parte d’Europa e anche da altri continenti. Sarebbe ancora meglio se gli abitanti dei paesi vicini lo conoscessero un po’ di più, non si facessero spaventassero dall’idea dei tecnicismi, lasciandosi trasportare dalla magia naturale dell’esposizioni.

Hyaena brunnea

Hyaena brunnea – Foto di Vittorio Ricci (ITA) vincitore assoluto del Contest

Il festival è di fatto anche un’occasione per conoscere e riconoscere il proprio territorio. Le foto in concorso provengono è vero da tutto il mondo, ma spesso fanno eco a ciò che circonda il festival, soprattutto la Pedemontana del Friuli occidentale, con le sue colline e le Prealpi che arrivano fino al Cansiglio, con i sentieri che partono da piccoli paesi con le case di sassi ed arrivano in pochi minuti nei boschi.

Visto che questa edizione è stata dedicata alle praterie, alle savane e alle steppe, non è potuto mancare un preciso riferimento a quel territorio di sassi e arbusti radi, di specie endemiche che crescono solo lì e non altrove, ultimo lembo della steppa asiatica proprio qui in Friuli, i Magredi. Le escursioni e i workshop fotografici sono stati diversi, rivolti agli esperti certo, ma pensati anche per noi locali, per aiutarci a sviluppare un po’ di consapevolezza di dove viviamo.

Il BioPhotoFestival è stato una sorpresa per me. In pochi giorni ho raccolto pezzi di mondo che arrivavano a due passi da casa, ho ascoltato attentamente storie di luoghi e di persone che nutrono un vero amore nei confronti degli ecosistemi in cui si immergono per tanto tempo. Ho visto un paese, Budoia, farsi centro, per chi vive di fotografia naturalistica ma anche per tanti curiosi a cui non servono molte parole complicate, ma che possono vedere la bellezza di altri viaggi, per magari avere voglia di partire, per mille miglia o per una camminata nei monti che scorgono dalla finestra.

Luca Vivan