Haghpat

Haghpat – Foto di Cristiano Guidetti

 

Un viaggio in Armenia presuppone la visita di diversi monasteri, costruzioni spesso posizionate in punti estremi, a volte non troppo facili da raggiungere.

Sono comunque tappe obbligate, luoghi senza tempo capaci di provocare sensazioni particolari anche ai più scettici.

Quando entri in costruzioni che risalgono anche al 300 d.c. e sono ancora lì, a dispetto di distruzioni e guerre, è impossibile rimanere indifferenti, sono le pietre stesse a emanare energia.

Non lo so… sarà forse tutto il sangue e l’odio versati in quei locali, ma anche episodi al di fuori dell’ordinario, credimi non è possibile rimanere indifferenti a tanto “vissuto“.

Avendo tempi stretti – come nel mio ultimo viaggio in Armenia – ti consiglio di dividere il soggiorno tra due luoghi, la Gola del Debed (di cui ti parlerò con un articolo dedicato) e la capitale Yerevan, città che non mi ha entusiasmato ma che rimane un ottimo punto d’appoggio per la visita dei monasteri più caratteristici.

Ecco i 6 complessi monastici che non devi perderti in Armenia, (le info pratiche per raggiungerli le trovi in fondo all’articolo):

Gola del Debed, facendo base ad Alaverdi

Haghpat

E’ un complesso molto grande, nasce poco prima dell’anno 1.000 e nei secoli viene ampliato e fortificato, forse il momento di maggior ricchezza lo raggiunge nel XII secolo.

Una delle chiese di Haghpat

Una delle chiese di Haghpat – Foto di Cristiano Guidetti

Haghpat

Haghpat – Foto di Cristiano Guidetti

 

Ogni struttura è stracolma di simboli più o meno oscuri.

Si trova proprio nel centro del paesino di Haghpat, ancora oggi abitato e sperduto.

La vista della Gola del Debed è uno dei motivi in più – oltre alla bellezza del sito – per cui non puoi non andare.

La gola del Debed vista da Haghpat

La gola del Debed vista da Haghpat – Foto di Cristiano Guidetti

 

Io ho avuto due grandi fortune:

– il meteo di quel giorno, grigio e freddo come puoi vedere dalle fotografie, ha donato un’aura di mistero ancora maggiore.
– la “guida” più o meno ufficiale di un’anziana signora, in realtà credo non sapesse cosa fare e visto che ad aprile di grandi visitatori non se ne vedono ci ha preso a ben volere; peccato parlasse solo armeno e russo, ovvero: abbiamo conversato a gesti per tutto il tempo.

La primavera prova a sbocciare ad Haghpat

La primavera prova a sbocciare ad Haghpat – Foto di Cristiano Guidetti

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Sanahin

Il monastero di Sanahin ha rivaleggiato per anni con quello di Haghpat, entrambi in posizione rialzata e privilegiata sulla Gola del Debed.
Nasce poco prima di quello di Haghpat, intorno al 928, è per questo si chiama Sanahin – “più vecchio di quell’altro“.

Il complesso di Sanahin

Il complesso di Sanahin – Foto di Cristiano Guidetti

 

E’ un complesso formato da diverse chiese, cappelle, tombe e pure dalla biblioteca (o scriptorium).

Un particolare a Sanahin

Un particolare a Sanahin – Foto di Cristiano Guidetti

 

Se possibile è ancora più inquietante di Haghpat, sia come distribuzione delle costruzioni, sia come atmosfera.

L'interno di una delle chiese di Sanahin

L’interno di una delle chiese di Sanahin – Foto di Cristiano Guidetti

 

Un consiglio: dietro al complesso sorge il cimitero nuovo di Sarahart (il piccolo paese in cui si trova il monastero). Arrampicati sulle tombe a terrazzo, noterai la particolarità con cui vengono realizzate le lapidi ai giorni nostri e soprattutto una volta sulla cima godrai – a mio parere – della più bella vista su tutta la gola.

La Gola del del Debed vista da Sanahin

La Gola del del Debed vista da Sanahin – Foto di Cristiano Guidetti

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Akhtala

Il monastero di Akhtala

Il monastero di Akhtala – Foto di Cristiano Guidetti

 

Più distante rispetto ai due precedenti e situato in una cornice meno scenografica, è però quello che mi è rimasto nel cuore di questa zona.
Il motivo? I colori degli affreschi interni alla chiesa.

L'affresco sopra l'altare ad Akhtala

L’affresco sopra l’altare ad Akhtala – Foto di Cristiano Guidetti

Sono così vividi e “freschi” che sembra impossibile siano del XIII secolo e forse anche prima.

L'affresco sopra la porta d'ingresso di Akhtala

L’affresco sopra la porta d’ingresso di Akhtala – Foto di Cristiano Guidetti

 

Interessanti e particolari anche le grotte presenti sul lato sinistro del complesso, appena entrati, venivano utilizzate per la lavorazione e la fusione del rame.

Le grotte per la fusione del rame ad Akhtala

Le grotte per la fusione del rame ad Akhtala – Foto di Cristiano Guidetti

 

Ma come ti dicevo, se mi obbligassero a scegliere un solo monastero nella Gola del Debed allora direi Akhtala… quei colori mi hanno stregato.

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Da Yerevan

Khor Virap

Hai presente quelle immagini classiche dell’Armenia con un monastero posto su una collinetta e dietro il maestoso monte Ararat, oggi in territorio turco?
Immagini tipo quella qui sotto, però con l’Ararat senza nubi (che sfiga…)

La classica cartolina di Khor Virap

La classica cartolina di Khor Virap – Foto di Cristiano Guidetti

 

Parte di Khor Virap risale al 500 d.C. anche se la chiesa principale è del XVII secolo.

La chiesa principale a Khor Virap

La chiesa principale a Khor Virap – Foto di Cristiano Guidetti

 

E’ ancora oggi considerato un luogo di pellegrinaggio e nonostante siamo nel 2013 si possono incontrare famiglie che vengono qui a compiere sacrifici, come è capitato a me con il povero pollo dal destino segnato.

Una famiglia si prepara a sacrificare un pollo a Khor Virap

Una famiglia si prepara a sacrificare un pollo a Khor Virap – Foto di Cristiano Guidetti

 

Inquietante e non troppo chiara la leggenda del pozzo profondo 7 metri – in cui si può scendere, anche se non te lo consiglio – dove fu tenuto prigioniero San Gregorio Illuminatore (fondatore della chiesa apostolica armena) per ben 12 (o 13) anni.
In realtà fu sì, tenuto prigioniero a Khor Virap ma non credo all’interno del pozzo, sarebbe stato impossibile sopravvivere per tanti anni.

La discesa nel pozzo di Khor Virap

La discesa nel pozzo di Khor Virap – Foto di Cristiano Guidetti

 

In realtà il sito un po’ mi ha deluso, ma se hai la fortuna di trovare una giornata libera dalle nuvole ti porti a casa una delle immagine più famose del pianeta.

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Noravank

Il mio preferito fra tutti i monasteri armeni, il più lontano da Yerevan (un’ora e mezza di macchina), il viaggio vale ogni km fatto.

Noravank e i suoi colori

Noravank e i suoi colori – Foto di Cristiano Guidetti

 

Inaugurato intorno al 1.100, il sito si trova in una gola rossa dell’Armenia meridionale.
Un colore assurdo, vivo e totalmente distaccato dal resto dei dintorni.

Noravank e i suoi colori

Noravank e i suoi colori – Foto di Cristiano Guidetti

 

Anche le costruzioni del complesso hanno questa tonalità e permettono di scattare immagini molto suggestive.
Si dice che nella chiesa principale del complesso fosse custodita una parte della vera croce utilizzata per la crocifissione di Gesù, ancora macchiata di sangue; purtroppo sembra sia stata venduta in epoche non ben definite a uno sconosciuto.

Noravank e i suoi colori

Noravank e i suoi colori – Foto di Cristiano Guidetti

 

Curiosa la possibilità di salire degli stretti gradini esterni alla chiesa per raggiungere il secondo piano e ammirare la cupola.

I gradini stretti per salire a vedere la cupola a Noravank

I gradini stretti per salire a vedere la cupola a Noravank – Foto di Cristiano Guidetti

 

Il mio consiglio – se riesci – è di arrivare per il tramonto, io non ce l’ho fatta ma sono sicuro che i colori ti ripagheranno dell’attesa.

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Geghard

Il più vicino a Yerevan, si riesce ad andare, visitare e tornare, in mezza giornata.
E’ uno dei più antichi in assoluto, la fondazione risale al IV secolo e il nome è quello della lancia che trafisse il costato di Gesù sulla croce.

Il complesso di Geghard

Il complesso di Geghard – Foto di Cristiano Guidetti

 

E’ un luogo impressionante, sono chiese scavate nella roccia viva, disposte su più piani e alcune comunicanti tra loro attraverso fori nel pavimento.

L'interno di una chiesa a Geghard

L’interno di una chiesa a Geghard – Foto di Cristiano Guidetti

 

La “forza” delle mia visita è stata accentuata dal clima impazzito, temperatura vicino allo zero termico e neve copiosa.

Un particolare

Un particolare “strano” sulla facciata di una chiesa a Geghard – Foto di Cristiano Guidetti

 

Non manca nemmeno a Geghard la zona esterna per i sacrifici, ancora utilizzata.
Molto curiosa anche l’acustica all’interno delle costruzioni, e per questo il monastero viene utilizzato per concerti corali.

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COME RAGGIUNGERE I MONASTERI

L’ingresso ai monasteri è sempre gratuito.

I tre monasteri della Gola del Debed si possono visitare in una giornata unica, andando prima ad Akhtala, poi ad Haghpat e chiudendo con Sanahin.
Noi ce la siamo presa con più calma e abbiamo diviso la visita in una giornata e mezza, spostando al mattino successivo la visita di Akhtala.

In questo modo riuscirai anche a visitare la cittadina mineraria di Alaverdi, da alcuni considerata abbandonata e di poco interesse, a me in realtà è piaciuta, mi affascinano sempre questi luoghi dimenticati da Dio e pieni zeppi di strutture arrugginite.

Ma… Alaverdi merita un articolo a parte 🙂

Da qui in avanti quando parlo di trasporto pubblico intendo le marshrutke, minibus più o meno sgangherati, retaggio dell’epoca sovietica, e ancora oggi mezzo comodo ed economico di muoversi ovunque in tutto il Caucaso.

Ad Akhtala è meglio andare con un taxi, troppo scomodo e legato a poche corse il trasporto pubblico fino al monastero.

Stessa cosa per quanto riguarda Haghpat, meglio mettersi d’accordo con un taxi, almeno in andata; per il ritorno puoi aspettare la marshrutka.

Per raggiungere Sanahin ti consiglio di provare la funivia dei minatori, parte da Alaverdi e in pochi minuti di porta a Sarahart, di lì a piedi sono dieci minuti per arrivare al monastero.
Oppure puoi arrivare a Sarahart con una marshrutka, sono 5 km e basta.

Tutte le marshrutke e i taxi con cui metterti d’accordo le puoi trovare nella piazzetta centrale di Alaverdi, ad ogni ora del giorno.

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Diventa quasi impossibile visitare nella stessa giornata Khor Virap, Noravank e Geghard partendo il mattino dalla capitale Yerevan.

Il modo migliore per visitarli è mettersi d’accordo con un taxi e unire i primi due, che sono anche i più distanti e la mattina dopo andare con i mezzi pubblici a Geghard.
Quasi tutti gli hotel e gli ostelli propongono tour pronti o hanno contatti tra i tassisti, ti consiglio di chiedere alla struttura dove dormi.

A noi il viaggio per la visita di Khor Virap e Noravank, su taxi privato, con partenza intorno alle 9.30 e rientro alle 16.30 ci è costato un totale di 45 dollari americani da dividere in due.

Il modo più economico per raggiungere Geghard è quello di prendere la marshrutka per Garni, che parte dalla zona nord di Yerevan, la fermata si chiama GAI Poghots ma puoi dire all’autista del bus che ti porta di fermarsi all’autosalone Mercedes… capirà di sicuro.
Una volta a Garni o al paesino dopo (Goght) dovrai per forza prendere un taxi per raggiungere il monastero.
Un’altra soluzione è quella di mettersi d’accordo con un taxi per il viaggio andata/ritorno Yerevan – Ghegard ma è sicuramente più costoso.

Un saluto,
Cristiano